È un mondo spietato, grottesco, popolato da personaggi meschini quello che si incontra sfogliando I Sopravvissuti di Hurricane, albo a fumetti che dona nuova vivacità alla satira italiana contemporanea. Pubblicato nel settembre 2018 per Eris Edizioni, il libro raccoglie le storie pubblicate su «Linus» da ottobre 2016 ad aprile 2018, con l’aggiunta di qualche extra che da un lato rafforza il carattere metafumettistico di queste vignette e dall’altro mostra il destino dei personaggi dopo lo sfratto forzato dalle pagine della rivista.
L’autore è Hurricane, pseudonimo dietro il quale si cela Ivan Manuppelli, fumettista noto nell’ambiente underground italiano. Oltre ad aver diretto la rivista «Puck!», che dal 2009 ha ospitato molti autori innovativi italiani e statunitensi, Hurricane presenta radici ben salde nella tradizione del fumetto satirico italiano. Ha collaborato con «Il Male» e «Frigidaire», per il quale ha creato la serie I nuovi Partigiani, che narra le avventure di un gruppo scalcagnato denominato la ‘Prima Organizzazione Terroristica della Terza Età’.
Daniele Luttazzi, che firma l’entusiastica introduzione al volume, lo definisce come «uno dei più grandi fumettisti satirici italiani in attività» (p. 7). È un’affermazione abbastanza perentoria, soprattutto perché presentata come fatto «riconosciuto unanimemente» (p. 7), ma una piena consapevolezza delle tecniche narrative e della tradizione del fumetto satirico nelle pagine di Hurricane è evidente. In questo nuovo lavoro il tratto di originalità dell’autore è notevole soprattutto in due aspetti: l’ambientazione e i personaggi. In apertura della recensione abbiamo usato una parola non casuale, “mondo”, che ben si addice alla scenografia di queste vignette.
L’ambientazione in cui si muovono i personaggi è una sorta di brutta copia distopica e grottesca della realtà che ci circonda. Ci sono tutte le storture, le contraddizioni, la povertà che abitano il nostro quotidiano, ma qui lo scenario è diventato post-apocalittico, non è rimasto nulla se non degradazione e umiliazione senza fondo. Un mondo spietato, in cui chi è destinato a perdere lo farà sempre di più, con episodi che mettono i personaggi uno contro l’altro in modo grottesco. È un ambiente in cui non c’è alcuna garanzia, dove il sole può essere licenziato da un momento all’altro perché non lavora abbastanza.
A pagina 54 il direttore del terribile supermercato Iperrisparmio si accorge dalle analisi di vendita che le persone non consumano quando dormono. Per porre un rimedio a questo problema decide di comprare un «nuovo ‘sole di importazione’ made in Taiwan! Luce No Stop! 24 ore su 24… niente ferie… niente notti… pagamento in voucher!» (p. 54). Al sole originale viene concessa una buona uscita nello stile di Hurricane: una martellata in testa fatale e il corpo esanime dato in pasto ai cani. Così come è possibile che in un volo low cost, tra hostess scadute e sacchetti per il vomito usati, venga comunicato ai passeggeri che «a causa di nuove misure restrittive delle compagnia» il volo è annullato, con conseguente espulsione in mare di tutti viaggiatori.
L’elemento innovativo e paradossale del disegno di Hurricane si palesa anche nei luoghi abitati da questi strani personaggi. Subito dopo la copertina si apre una carta geografica stilizzata che rappresenta gli spazi in cui si svolgono le vicende. È un mondo dove la crisi e la povertà hanno spazzato via tutto come un’epidemia. Ogni cosa è brulla, sporca, la terra è deserta e la vegetazione scarsa e morente; le case sono anonime, blocchi di cemento consumato e sporco, di colore grigio opaco; i luoghi pubblici, come la mensa del popolo o il cimitero, sono ugualmente anonimi e resi inaccessibili da filo spinato e cancelli.
L’unico punto di ristoro, la spiaggia davanti al Mar Unto, è forse il luogo più squallido, con i frequentatori abituali costretti a tuffarsi non nell’acqua salata ma in una pozza di sudore. Tutto in questo microcosmo surreale sembra ricordare ai protagonisti l’assenza di qualsiasi riscatto e prospettiva, insieme all’impossibilità di evadere da una vita alienante. La centralità dei luoghi è sottolineata da Gabriele Munafò, direttore editoriale di Eris Edizioni, nell’articolo comparso su «Artribune»: «Hurricane non crea solo dei personaggi ma un intero mondo, perfetta fotografia del nostro, solo più sincero e smaliziato» (cfr. https://www.artribune.com/editoria/fumetti/2018/09/i-sopravvissuti-hurricane-anteprima/ ). Più che di perfetta fotografia del mondo in cui viviamo si può parlare di microcosmo che rende caricaturali gli aspetti più ridicoli e drammatici della nostra realtà sociale.
I legami con la politica e la situazione economica attuale difficilmente si fanno espliciti, ma costituiscono un sottofondo che anima e fornisce senso a queste vignette. Lo stesso Hurricane, in un’intervista a «Fumettologica», sostiene di aver preso ispirazione dalla realtà per costruire questa mappa, dicendo di aver voluto dare vita a un «mondo disperato e senza amore che in qualche modo ricordasse la periferia dove sono cresciuto». Realtà sociale e attualità reinterpretate con fantasia e assurdità, nella più prolifica tradizione del fumetto satirico.
Come si diceva, I Sopravvissuti non presenta alcuna forma di empatia o di riscatto, non c’è alcuna funzione morale o bontà nei suoi protagonisti. I rapporti tra gli esseri che popolano queste pagine sono sempre votati al tornaconto personale e al proprio minimo vantaggio, al solo scopo di non trovarsi ultimo tra gli ultimi. Nelle prime vignette compaiono Omino e Tacchino, due coinquilini dalle fattezze stilizzate, dal tratto sporco, che hanno un rapporto di profondo disprezzo, al punto che Tacchino cerca di tradire l’amico in più occasioni. Nelle prime pagine, ad esempio, viene indetta una campagna di sensibilizzazione per spingere i cittadini più poveri a consegnarsi alle Macellerie dello Stato e contribuire così a sfamare i contribuenti. Le mense accettano volentieri «carni di precario, disoccupato, cassintegrato, esodato» (p. 12) e le segnalazioni dei cittadini sono ben ricompensate con un buono pasto. Per poter mangiare qualcosa, Tacchino non si fa scrupoli a segnalare ripetutamente Omino, reo di essere disoccupato. Dopo vari appelli, si presentano finalmente alla porta due funzionari dell’ufficio anti sprechi che prelevano Omino e consegnano l’agognato buono pasto a Tacchino. Il finale è paradossale: Omino viene liberato perché la sua carne ha un cattivo sapore e Tacchino, in paranoia perché teme che qualcuno possa rubargli il buono pasto, si rifugia su un promontorio dove rischia di morire disidratato.
Qualsiasi mancanza di comprensione e di solidarietà umana caratterizza anche i rapporti all’interno della famiglia Varnelli. Il padre Attilio, corroso dalla continua mancanza di denaro e di prospettive, decide a cuor leggero di tumularsi e di considerarsi defunto per sfuggire alle responsabilità. La moglie Rosmunda, costretta a lavorare nelle ‘cave di ruggine’ per mantenere la famiglia, è isterica e odia in modo iperbolico il marito.
Il figlio Erminio, per sfuggire a questa routine, si convince di essere un bambino pensionato e frequenta la Scuola Infanzia Montessori, con la sciatica che gli impedisce di fare educazione fisica e l’artrite che non gli permette di scrivere il dettato. Erminio è forse il personaggio più complesso in queste vignette. Hurricane ha optato in generale per un disegno semplice, minimale, volutamente impreciso, una scelta stilistica precisa per arrivare al nocciolo della caratterizzazione dei personaggi. In questo parterre, Erminio appare come un’eccezione. L’eroico pensionato che controlla le costruzioni degli altri bambini come un anziano al cantiere e che infittisce le file alla posta è forse il personaggio più riuscito. I suoi tentativi di emanciparsi dalla condizione di bambino disgraziato sono paradossali: i comportamenti da pensionato precoce non fanno che isolarlo maggiormente, facendolo apparire strano e imbarazzante agli altri bambini e alla maestra.
I suoi comportamenti patetici si innestano in un contesto sociale preciso come quello della classe elementare. Mentre fuori tutto è deserto e la lotta tra gli ultimi è serrata e senza vincitore, la Scuola Infanzia Montessori riproduce una gerarchia di rapporti ben circoscritta. In particolare Pancrazio, il bambino ricco che dispensa mazzette e ha delle truci guardie del corpo, ricorda che esistono privilegi e leggi non scritte a cui sottostare. In virtù della sua condizione sociale, Pancrazio riesce ad attirare le attenzioni di Ritalin, l’alunna modello di cui Erminio è innamorato. Trascorre le vacanze più belle e avventurose, può elargire i migliori regali, il suo viso paffuto è sempre altero e distaccato.
L’oppressione e il destino sfortunato di Erminio lo rendono agli occhi del lettore più perdonabile rispetto al contesto e ai personaggi che lo circondano. Il disegno di Hurricane sembra andare in questa direzione. I colori psichedelici che distorcono e sporcano i corpi dei personaggi, si attenuano e ingentiliscono nella figura di Erminio, con il suo berretto calato sugli occhi e la maglietta a righe, che ricordano la figura tipica del bambino nei fumetti. Forse Erminio è l’unica vera vittima di queste pagine, se con questo termine intendiamo colui che subisce gli eventi senza poter intervenire in alcun modo per varie ragioni (età, famiglia, contesto sociale), e come tale ha un lato malinconico che crea maggiore empatia nel lettore.
Le storie raccolte sono interessanti anche per gli elementi che ricorrono e che fanno da fil rouge tra le pagine. In particolare si riscontrano tre temi centrali nel mondo costruito da Hurricane: la pubblicità; la malattia; l’elemento meta-fumettistico.
Partiamo dal primo elemento. La pubblicità è una presenza molto forte nelle storie di Hurricane e assume una funzione aberrante, che rammenta continuamente ai personaggi l’assurdità delle loro condizioni di vita. Dal televisore escono urlati gli slogan truculenti della ‘Pubblicità progresso per il bene del popolo’, che spingono i cittadini a donare il proprio corpo alle Macellerie dello Stato. La pubblicità è protagonista anche nel grande supermercato chiamato Iperrisparmio, una sorta di girone infernale dove i prodotti sputano e sparano ai clienti poveri. Qui in un piccolo bugigattolo nei sotterranei è collocato l’ufficio del copywriter, che scrive frasi promozionali come «consuma e crepa» (p. 23). Non solo. Il volantino che promuove gli sconti del supermercato pubblicizza, «per i palati più tirchi» (p. 44), le lasagne eterne, «cucinate per risalire lo stomaco e ritornare sul piatto ancora calde» (p. 44). Così come non mancano le offerte anche del ‘funerale discount’, che permettono di vivere un’ultima cerimonia vantaggiosa, tra l’«urna shaker» e i «fiori melodrammatici» (p. 16), per dare un tocco di maggiore tristezza. Per concludere con la soluzione all inclusive, che alla cerimonia aggiunge un ricco buffet fatto direttamente ai danni del corpo del defunto. La pubblicità quindi diventa un manifesto per ricordare le continue umiliazioni a cui questi cittadini sono sottoposti.
Secondo elemento ricorrente è la malattia, che qui assume una forma più esplicitamente satirica e politica. Il dottor Eugenio Eutanasio, medico mutualistico che ha lo studio proprio accanto al cimitero, ha le sembianze di uno scienziato pazzo venuto da un altro pianeta, con una pelle squamosa verde e il cranio sproporzionato. È Omino in particolare ad avere i peggiori malanni fisici. A p. 17 scopre ad esempio di avere una «grave forma di gentrificazione». La gentrificazione si manifesta con piccoli parassiti che costruiscono nel suo corpo miniloft e ciclofficine, bevono moscow mule e daiquiri, mangiano seitan. Il responso finale del dottore gioca con il nonsense: il corpo di Omino è sotto sfratto e diventerà una briocheria.
Ancora più originale è la malattia che compare a pagina 78. Omino una mattina si accorge di avere una macchia nera sul fondoschiena. Inizialmente innocua, comincia lentamente ad atteggiarsi «come un nostalgico del ventennio» (p. 78), con frasi esplicite come «boia chi molla!», «me ne frego», «in fondo ha fatto anche cose giuste». Anche qui il responso del medico Eutanasio è grottesco: «sono desolato Omino… credo che le sia spuntato un neo fascista» (p. 78). Le conseguenze sono spassose: Omino non si può candidare nella Lista Sinistra e Sconforto, perché con lui presente il partito non può arrivare allo 0,001% desiderato. Anche i rimedi per guarire sono estremi, tra il tentativo di appendersi a testa in giù per debellare il neo fascista e il cospargersi di ‘crema medico partigiana Pertinix’. Queste sono le pagine che fanno più esplicito riferimento alla situazione politica odierna.
L’ultimo elemento che ricorre in queste pagine è l’impronta metafumettistica. A p. 62 i personaggi del fumetto mostrano cosa succede quando l’autore non viene pagato. Hurricane viene descritto da Pangocciole, la fidanzata di Tacchino, come avido e schiavista, pronto a modi tirannici e soprusi gratuiti. La figura dell’autore viene rappresentata come un efferato re (con una finta corona in testa) capriccioso e violento, pronto a tagliare i viveri e a minacciare i suoi sudditi salvo concedere «i suoi avanzi in cambio di lodi imbarazzanti e sperticate» (p. 63) quando le cose girano meglio.
L’elemento metafumettistico è ancora più efficace nell’ultima storia apparsa su «Linus» nel numero 635, come spiega la Nota per i lettori a p. 88. La direttrice editoriale Elisabetta Sgarbi decide di sostituire Pietro Galeotti con Igort alla direzione della rivista, e con questo cambio tutte le storie seriali sono sospese, compresa quella di Hurricane. È proprio all’insegna dell’addio che si svolgono le vignette di questa ultima storia qui ripresa. Tutti i personaggi ricevono la lettera di sfratto e cercano di barcamenarsi in altro modo. Omino fa l’audizione per essere ospitato nel mondo de I Ronfi di Adriano Carnevali, una storia a fumetti molto diversa. Tacchino, nella sua solita ipocrisia, prima annuncia la rivoluzione per poi pregare con numerose lettere di essere ripreso: «Cara Editrice, io ti amo… amo i tuoi sì… amo i tuoi no, i tuoi bah… i tuoi occhi dolci come un vernissage… ma soprattutto amo i tuoi soldi» (p. 92).
Tutti questi tentativi non servono a nulla. Il mondo brullo e desertico di Hurricane, con i suoi colori forti, lascia lo spazio a un bianco assoluto, con le ultime vignette che mostrano un immobiliarista intento a vendere gli spazi del fumetto come fossero le stanze di un palazzo: «là può metterci una vignetta d’azione… là dei dialoghi intimisti… là un bel soppalco» (p. 94).
Queste vignette sono forse le più riuscite, quelle che fanno ridere in modo più genuino. Hurricane è riuscito a costruire un mondo in cui si si può ridere dell’assurdità delle nostre vite e delle nostre nevrosi. I drammi e le bassezze sono enfatizzati, senza la ricerca di un possibile senso o di un’unione che possa redimere. Forse un mondo così impattante e ben costruito avrebbe meritato una storia di maggior respiro, che una raccolta come questa, con le sue inevitabili disomogeneità, non riesce ad avere. Le ultimissime pagine, che mostrano la sorte dei personaggi sei mesi dopo lo sfratto, non aggiungono molto alla caratterizzazione dei personaggi e appaiono superflue. La speranza è che in futuro Hurricane possa riprendere questo microcosmo in mano per arricchirlo e ampliarlo, consapevoli di avere a che fare con una delle matite satiriche più interessanti oggi in Italia.