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il sublime rovesciato: comico umorismo e affini

Copertina Numero 06

 aprile 2013

Segnalazioni

Alberto Becattini, Luca Boschi, Leonardo Gori, Andrea Sani

I Disney italiani

Segnalato da Luisa Bertolini

[ Alberto Becattini, Luca Boschi, Leonardo Gori, Andrea Sani, I Disney italiani, 2 volumi, NPE 2012]

I due volumi in cofanetto, pubblicati da Nicola Pesce Editore (direttore editoriale Andrea Mazzotta) e presentati al pubblico italiano da Carl Barks, sono una vera e propria enciclopedia della produzione editoriale Disney italiana. La prima edizione di questo lavoro era stata licenziata dalla casa editrice bolognese Granata Press nel 1990; ora si ripresenta ampliata e approfondita. Nel sito della casa editrice si possono leggere le pagine da 13 a 28 dell’opera: edizioninpe.blogspot.com

La prima parte del vol. I ripercorre la storia editoriale di Mickey Mouse in Italia. Nel 1930 il topo americano appare già tradotto con il nome di Topolino e nell’edizione Nerbini di “Topolino in formato giornale” inizia la sua carriera nel nostro paese. Seguono l’acquisto da parte di Mondadori, l’attività di Pedrocchi e Zavattini, le restrizioni del fascismo e il difficile periodo della guerra e del primo dopoguerra, la creazione del “Topolino libretto”, il boom economico e delle creazioni Disney, fino al cambio della guardia, alla gestione diretta da parte della Walt Disney Company Italia nel 1988 e la nascita dell’Accademia Disney.

La seconda parte prende in esame i grandi autori Disney italiani: da Federico Pedrocchi a Guido Martina, da Luciano Bottaro, Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi a Massimo De Vita e Giorgio Cavazzano, per arrivare a Corrado Mastantuono e Silvia Ziche e agli ultimissimi autori dell’Accademia. La biografia intellettuale di questi sceneggiatori e disegnatori viene presentata con un continuo confronto con le vicende culturali del nostro paese, le suggestioni reciproche tra cinema, arte e fumetto.

La terza parte, infine, è dedicata alle “grandi trovate” dei Disney italiani, cioè a quelle idee originalissime che hanno attirato l’attenzione del mondo: le Grandi Parodie, le saghe, le incursioni nella storia e nella letteratura.

Il secondo volume è dedicato alle appendici: opera del solo Alberto Becattini che ha costruito un gigantesco archivio con le schede bio-bibliografiche di tutti gli autori disneyani italiani (da Francesca Agrati a Giuseppe Zironi), l’elenco di tutti i personaggi, la bibliografia e la sitografia.

Non posso render conto qui delle singole analisi, degli approfondimento estetici, delle diverse e talora diversissime avventure personali; accenno soltanto ad alcuni momenti emblematici del filone comico-umoristico che si intreccia con le avventure, con le descrizioni e le raffigurazioni di mondi magici che fanno ormai parte del nostro immaginario.

Tra gli iniziatori troviamo Federico Pedrocchi: della sua produzione risulta particolarmente importante e originale l’elaborazione della figura di Paperino, l’antieroe per eccellenza, che scalza Topolino dal suo piedestallo (cfr. p. 32) e la costruzione nel 1937 – in collaborazione con Cesare Zavattini – della testata autonoma “Paperino… e altre avventure”, che prefigura il geniale lavoro di Carl Barks sul papero più simpatico e umano della banda parallela a quella di Topolino.

Particolare interesse riveste poi la storia pubblicata nei nn. 7- 12 di “Topolino” formato libretto dall’ottobre 1949 al marzo 1950: si tratta della parodia dell’Inferno, scritta da Guido Martina in terzine dantesche e illustrato da Angelo Bioletto. La storia si apre con Topolino e Pippo che recitano a teatro il finale de La Divina Commedia, Topolino nella parte di Dante, Pippo nella parte di Virgilio. L’invidioso Gambadilegno ipnotizza i due che fanno infuriare Minni, scambiata per Beatrice; Topolino e Pippo si recano allora in biblioteca per saperne di più sulla commedia e nella lettura si addormentano. Topolino viene catturato da un albero dell’illustrazione del libro che lo porterà nell’inferno. Qui «un Mickey-Alighieri, terrorizzato affronta l’assalto di un giaguaro, di un lupo spelacchiato, di un gatto rinsecchito e di vari serpenti, in una selva oscura ispirata alle incisioni con ciappola dentata di Gustav Doré» (p. 167). E Bioletto innesta le suggestioni grafiche ottocentesche sui modelli disneyani creando degli irresistibili diavoletti, umani e animaleschi, vestiti da barbieri, cuochi e dentisti, che torturano in vario modo i dannati con gli strumenti del loro mestiere. Il professor Martina, dal canto suo, riesce a suggerire – nei passaggi troppo arditi e imbarazzanti per un fumetto per ragazzi – il corretto riferimento filologico con allusioni e segni di intesa per chi conosce il testo di Dante (cfr. pp. 156-157).

(Le copertine dei canti dell’Inferno si trovano nel sito: http://it.paperpedia.wikia.com/wiki/L’Inferno_di_Topolino; cfr. anche l’articolo di Giulio Giorello, comparso in occasione della riedizione della parodia: Un Inferno da ridere, per non piangere, “Il Corriere della sera”, 25 gennaio 1993 http://archiviostorico.corriere.it)

Moltissimi altri numeri del libretto andrebbero citati: solo con un certo arbitrio riferisco di altre storie, rimandando il lettore al testo di Becattini, Boschi, Gori, Sani, che nella furia enciclopedica lasciano trasparire la loro passione. Il numero 234 ha titolo Astralpippo N° 9999, una storia disegnata da Giovan Battista Carpi su testo di Attilio Mazzanti, nella quale Topolino e Pippo vengono lanciati sulla parte rovescia della luna e incontrano il popolo – appunto – dei Rovesci che si insultano in segno di rispetto, litigano per cortesia, uccidono per simpatia. Il caratteristico topos del rovesciamento comico è temperato dall’apparizione terrorizzante del tiranno Maschera rossa – testone senza tronco, senza braccia né gambe – che si materializza nei luoghi più impensati e che, per i nostri autori, richiama il Big Brother di Orwell 1984 o forse l’immensa testa del Mago di Oz (cfr. p.189).

Dalla magia di Carpi si passa poi – ma anche qui salto molti passaggi – all’aura enigmatica degli episodi di Romano Scarpa, dove gli anche gli eroi più lucidi soffrono di amnesie, sono ossessionati dalle linee parallele e dal colore bianco, e il grande disegnatore si confronta con episodi della contemporaneità, testi letterari e suggestioni filmiche. Un solo esempio: i numeri 380-381, Topolino e l’uomo di Altacraz, giallo ispirato al quasi omonimo film di John Frankenheimer.

La terza parte del lavoro si apre con una citazione di Dino Buzzati, grande estimatore di Paperino e curatore, insieme a Mario Gentilini, dell’Oscar Mondadori, Vita e dollari di Paperon De’ Paperoni, uscito nel 1968: le storie di Paperino – scrive Buzzati – sono «una delle più grandi invenzioni narrative di tutti i tempi». Questi due volumi ne sono una guida preziosa.