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il sublime rovesciato: comico umorismo e affini

Copertina Numero 02

 aprile 2011

Segnalazioni

Apostolos Doxiadis, Christos Papadimitriou

Logicomix

Segnalato da Diego Zambiasi

[Apostolos Doxiadis, Christos Papadimitriou, Logicomix, Guanda, Parma, 2010, pp. 352]

A prima vista, se si prova a guardare cosa c’è dopo la copertina, Logicomix pare un fumetto e il lettore si trova immediatamente disorientato quando si accorge di alcune vignette che parlano di Bertrand Russell, soggetto di certo inusuale per gli amanti della china. Qualcuno, come è successo a me, potrebbe pensare che Logicomix sia una sorta di introduzione alla logica per dummies, ma viene subito smentito dalle prime pagine del fumetto stesso. Che cos’è allora Logicomix? Che cosa ha a che vedere Logicomix con la logica? E ancora, che cosa ha a che vedere Logicomix con il fumetto? Molto probabilmente la risposta è una sola: la vita, nello specifico la vita di Bertrand Russell, ma in un senso più lato la vita di ogni essere umano e il suo stretto legame con la logica.

Solitamente la logica viene classificata come una disciplina noiosa, che si limita a tracciare dei segni di cui nessuno conosce il significato e che giunge poi a conclusioni di cui si dichiara certa, considerando anche il fatto che ben pochi, eccezion fatta per i logici stessi, sono in grado di criticare una teoria logica. Il pregio di Apostolos Doxiadis e di Christos Papadimitriou, gli autori dell’opera, è invece quello di farci vedere come la logica sia una componente fondamentale sia dell’uomo che si interroga sul mondo, sia dell’uomo che si limita a radersi la barba. Logicomix dimostra come ogni decisione della nostra vita sia influenzata da criteri di ordine logico, non a caso il volume esordisce con una conferenza di Russell che è chiamato a esprimersi in merito all’entrata in guerra degli USA nel 1939.

Credo che sia dunque questa la chiave di lettura con la quale il lettore debba scoprire questo volume, che riesce a insinuare anche nelle persone più lontane dalla logica l’irresistibile voglia di andare a scoprire che cosa ci sia di stimolante in un mondo dalla strana grafia e dai protagonisti folli, in un mondo dove la forma prevale necessariamente sul contenuto, in un mondo dalle radici antiche, che parte da Aristotele e arriva sino ai giorni nostri.

Logicomix ci fa capire come i paradigmi logici tendano talvolta a ripetersi nella storia, e come invece talvolta si necessiti di nuove teorie per tentare di dare una spiegazione al mondo. È forse questa sconnessione tra realtà formale e realtà verosimile che ha reso la maggior parte dei logici dei folli?

La follia è infatti il filo rosso che lega tutte le vite degli studiosi che vengono raccontati dal fumetto, anche andando a scavare nelle vite private dei filosofi. Le figure acquisiscono così un tono di verosimiglianza rispetto alla vita, che le rende ben più vive di come possono essere conosciute con un mero studio libresco e questa è forse la ragione fondamentale per la quale vale la pena leggere Logicomix, per capire quanto sia intensa la vita di chi si occupa di logica, di come la dimensione logica corrisponda quasi ad una rigida dimensione etica nella quale lavora il filosofo, dalla quale il filosofo, o per meglio dire il logico, non si può distaccare e che lo porta, purtroppo, la maggior parte delle volte, alla follia. La follia è l’aspetto della vita che non è riconducibile alla formalità e che senza accezioni negative, caratterizza l’esistenza di ogni singolo individuo.

Quale può essere allora la via di fuga dalla follia? Esiste un modo per sfuggire al sistema logicamente binario che ci pone di fronte alla scelta o dell’ignoranza o della follia?

Credo che la chiave sia proprio la vita del protagonista principale del fumetto: Bertrand Russell, che trova la soluzione nell’ironia. Tutto Logicomix è pregno dell’umorismo inglese del filosofo di Cambridge, che sembra quasi guardare la vita, e di conseguenza la logica, da una posizione privilegiata, da un comodo posto in tribuna, da cui si può facilmente permettere di deridere gli errori della vita stessa, alle volte anche in maniera cinica, ma in modo tale da non diventare schiavo dei paradossi della logica e di conseguenza della vita stessa.