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il sublime rovesciato: comico umorismo e affini

Copertina Numero 06

 aprile 2013

Saggi e rassegne

Barbara Ricci

«Grandi firme e rotonde forme»: Gino Boccasile

Luigi Boccasile nacque a Bari il 14 luglio 1901 in una famiglia della piccola borghesia commerciale. Il padre morì per il calcio di un cavallo quando aveva solo due anni. Frequentò la Scuola di arti e mestieri della sua città con l’idea di diventare ingegnere navale. A dodici anni perse un occhio per uno schizzo di calce viva e nel 1918 a diciassette anni si trasferì a Milano. Viveva in una soffitta e si manteneva facendo lavori occasionali, soffrendo anche la fame. Cominciò a lavorare nello studio grafico Mauzan-Morzenti e conobbe Franco Aloi con cui in seguito avrebbe avviato una decisiva collaborazione di lavoro. Dopo un soggiorno in Argentina e uno intenso a Parigi, rientrò in Italia nel 1932, dove cominciò a collaborare con le riviste di moda dell’epoca e a illustrare le collane di romanzi della Mondadori.

Partecipò alla campagna del riso (1934), a quella contro la tubercolosi, e cominciò a essere notato per i suoi cartelloni pubblicitari. Nel ’36 era ormai un artista affermato e fondò l’agenzia pubblicitaria ACTA (Azienda Commerciale Tecnico Artistica) insieme a Franco Aloi.

Sandra Mondaini – figlia di Giaci Mondaini, anche lui illustratore e amico di Boccasile – ricorda: 

Ero ancora in fasce e papà, fuori di sé dalla gioia, mi portava alle Tre Marie di Corso Vittorio Emanuele. Sono stata la prima figlia di quel gruppo di giovani intellettuali, di scrittori, di artisti che quotidianamente si riunivano in quel caffè: Zavattini, Carletto Manzoni, Giovanni Mosca, Erberto Carboni, Bernardino Palazzi, Saul Steinberg, Baccelli, Walter Molino, Gino Boccasile, Rino Albertarelli.

(N. Monanni, “Papà, un artista”. I ricordi di Sandra, “La Repubblica”, 13 aprile 1995, p. XX)

Il 1937 fu l’anno decisivo: venne contattato da Cesare Zavattini per collaborare alla nuova veste editoriale della rivista “La Grandi Firme”, creata da Pitigrilli nel 1924 e che stava attraversando un periodo di crisi. Il 22 aprile 1937 uscì il primo numero della nuova serie diretta da Zavattini e in copertina c’era la più celebre delle invenzioni di Boccasile: la Signorina Grandi Firme.

Esistono illustratori, in epoche diverse e in vari paesi, a cui è stato concesso un raro privilegio: quello di impadronirsi di un intero settore dell’immaginario collettivo e di dominarlo, manipolandone i contorni con assoluta, quasi sprezzante autonomia. […]

È stato detto che “Le Grandi Firme”, a partire da quando divenne settimanale, può essere considerato un precursore, almeno in Italia, del rotocalco in cui l’immagine ottiene un’irresistibile vittoria sul testo scritto. Quel tipo di rivista andrà via via perfezionando e potenziando la propria formula fino alla diffusione di massa della televisione, che diverrà l’egemone medium visivo; […] Boccasile opera quindi valendosi di uno strumento che vive la sua piena stagione espressiva, e si serve di tutte le risorse offerte dalla dimensione editoriale e tipografica con cui deve confrontarsi. (FAETI 1981, pp. VII-VIII)

In un articolo del 1937, Io e le donne, nel numero 318 della rivista, Gino Boccasile scrive di sé:

Ho 36 anni, la mia statura è di 1,76 (direi 1760 millimetri se non fossi modesto), il mio peso è di 69 chili, e vorrei avere una voglia di lampone. Don Giovanni l’aveva; nessuna donna poteva resistergli, quando, con un moto impercettibile delle tumide labbra, egli diceva: «Verrete stasera a casa mia a vedere la mia voglia di lampone?».

Sono timido. Ho avuto poche volte occasione di vedere che cosa sono quando non sono timido e così ho capito che la mia timidezza altro non è che la mia maniera di rispettare le leggi.

Fu una donna a farmi diventare pittore: senza di me essa non avrebbe mai saputo come era bella, e io decisi di aiutarla. Non lavoro per i posteri, scusandomi col dire che non li conosco. Non ho mai avuto la preoccupazione – comune a tanti miei colleghi – di non adoperare il giallo di cadmio perché dopo duecento anni si altera.

[…] La cosa che ho più tendenza ad apprezzare nelle donne è, dopo l’anima, la gamba. […] Nulla di più eloquente di un paio di belle gambe. Ricordo una mia gita con i coniugi W., nella campagna polacca coperta di neve. La slitta volava e sotto il pesante plaid le mie gambe sfioravano quelle stupende della signora, seduta accanto al marito. Da oltre un’ora tacevamo assorti, quando il signor W. proruppe dolcemente: «Ebbene, miei cari, di cosa state parlando?».

L’unica freddura di cui vorrei essere l’autore è quella che dice: «La linea retta, in una donna, è la più breve fra due disappunti». […] Le modelle io le trovo per strada. Vedo un bel paio di gambe e le seguo finché non sono in grado di riprodurle sulla carta da disegno. Appresi quest’arte da mio zio Rodrigo. Egli era maledettamente strabico e poteva osservare un bel paio di gambe per intere ore, senza sollevare per un solo istante gli occhi dal suo libro di filosofia.

Ma chi è la Signorina Grandi Firme?

Una creatura ingenua, romantica, maldestra, sognatrice, intraprendente, temeraria, distratta, pasticciona, in grembiule nero e colletto bianco, in abito da sera o in costume da bagno… potevano cambiare il vestito, l’acconciatura, la situazione o il paesaggio sullo sfondo, ma alcune caratteristiche sarebbero rimaste costanti e immutate nel tempo: il petto generoso, il vitino di vespa, la folta chioma bruna, le calze con la riga nera e le gambe lunghissime. […] I comportamenti e le misure della signorina non corrispondevano pienamente a quelli rincorsi e sbandierati dal regime […] Era sì lontana dai languidi e detestati gusti francesi, ma non era in uniforme, non ricordava l’angelo del focolare, né era la mogliettina giovane e carina invocata nelle canzoni. Era una brava ragazza, energica e statuaria, ma era anche allegra, briosa, indipendente, spesso frivola, maliziosa ed estroversa. Con le sue camicette abbottonate a fatica, gli abiti aderenti e le pose un po’ scomposte faceva palpitare la gioventù littoria. (BIRIBANTI 2009, p. 73)

Abbagliante, seducente pur nelle tante castronerie commesse, ispirava una sensualità amichevole, s’ingolfava in buffi incidenti di percorso, scatenava presunte occasioni da cogliere al volo [… ]. Svelava la svagata carnalità quasi esclusivamente italiana, solare, amica. D’ispirazione materna, in fondo. (DELL’ORSO 2003, pp. 5-6)

Boccasile comincia a inserire nella rivista dal numero 343 (23 dicembre 1937) al numero 354 (10 marzo 1938) «Le avventure della Signorina Grandi Firme», dal gusto quasi surreale. Per lei la folla si volta e si disinteressa di Clark Gable, per lei un attore del cinema esce dallo schermo, per lei uno scultore fa indossare a una statua di pugile una gonna a pois rossi, per lei un ladro preferisce fermarsi a raccogliere la borsetta che le è caduta e viene così catturato dai carabinieri che lo inseguono.

Chi lo sa se questa donna esisterà? Si chiede nel 1938 il Trio Lescano interprete di una canzone che portava proprio il titolo Signorina Grandi Firme. (http://www.youtube.com/watch?v=Ngjau80OwDI)

Noi vediamo sempre sul giornale
un tipino originale
seducente e ammaliator,

nato dal cervello di un artista
per la celebre rivista
che nel mondo fa furor.

E questa signorina
ogni sabato mattina
si presenta nella fresca sua beltà

Signorina Grandi Firme
col tuo stile Novecento
hai portato un turbamento
in ogni cuor

Signorina Grandi Firme
con le gonne sempre al vento
tu dirigi il movimento dell’amor

Le ragazze d’oggigiorno
sono tutte come te,
basta sol guardarsi intorno,
oh mamma mia, quante ce n’è!

Signorina Grandi Firme
sei la diva del momento
ti faremo un monumento tutto d’or

Ora questo tipo di ragazza
tu la vedi in ogni piazza
nei ritrovi, nei caffè.

Portano i vestiti più aderenti
voglion far le seducenti
e lo stile un poco c’è.

Ma questa gran mania
è davvero una follia,
chi lo sa se questa donna esisterà!

Scrive Antonio Faeti sul fenomeno Boccasile:

La Signorina Grandi Firme non può essere considerata come un’emblematica presenza, davvero capace di riferirsi alla credibile esistenza di donne reali, un simbolo che ad esse in qualche modo sia riconducibile. E non è, tuttavia, neppure un sogno che si rifletta e si ripieghi in se stesso, un distaccato altrove onirico nato dalla alchemica fantasia di un artista visionario e aggressivo, in grado di opporre le sue donne alle consuete destinatarie di brame collettive.

[…] La Signorina Grandi Firme è il prodotto fittizio di una mediazione reale. […] Boccasile agisce, infatti, con la sincretica pazienza di un burocrate della sessualità, attento ad accumulare mille citazioni credibili entro un contesto del tutto privo di riferimenti reali.

[…] Costruita a partire dalle gambe, la donna di Boccasile si definisce attraverso il significato che un simile, dichiarato intento può rivestire.

È il contraddittorio, conflittuale, aperto rendiconto di una lotta secolare in cui il corpo della donna non viene mai neppure intuito, né vagamente supposto in quanto tale dagli uomini che guardano e che desiderano, ma, appunto, «costruito» dagli stessi fruitori, reali o ipotetici, decisi a valersi della vista o di altri sensi, per consumare quanto hanno ottenuto dalle alchemiche combinazioni di cui si sono potuti servire. (FAETI 1981, pp.VIII-IX)

Si tratta di una «costruzione» di cui Boccasile sembra consapevole, quando racconta:

Avevo fatto conoscenza con un grosso sudamericano, che ammirava con evidente golosità le mie figurine. Quando seppe che lavoravo «dal vero», mi commissionò per la sua sala da bagno questo tema: «Il peccato di Eva».

«Porterete la modella?» mi chiese.

«Senza dubbio! Una bellissima modella.»

«Bene», rispose con gli occhi lucidi. «Verrò a vedervi al lavoro».

Infatti, il giorno dopo, eccolo nella sala da bagno. Quasi senza salutarmi, si guardò intorno, poi mi chiese:

«Ebbene? E la modella?»

Ma quando la vide, mi disdisse l’ordinazione, senza darmi un soldo. Perché, invece di una bellissima donna, mi servivo – per modella – di una bellissima mela cotogna. (BOCCASILE 1981, p.6)

Il 6 ottobre 1938 su ordine di Mussolini cessarono le pubblicazioni de “Le Grandi Firme”. Si narra che alla fine del mese di settembre del 1938, mentre era in viaggio su un treno diretto a Monaco di Baviera, il duce lesse sul n.12 la novella di Paola Masino dal titolo Fame. Era il racconto di un uomo che strangolava i due figli per non farli morire di stenti come era accaduto alla moglie. Una trama di sicuro lontana dalle celebrazioni di regime e questo fece decidere la fine delle pubblicazioni. Ma probabilmente aveva influito anche lo stile stravagante e baldanzoso esibito dalla Signorina nel corso delle sue avventure.

Ma le contraddizioni di cui è un aggregato, a torto ritenuto semplificatorio e brevemente riassuntivo, portano ad accostare alla Signorina Grandi Firme gli echi di una polemica nata in quegli anni e su cui non si può sorvolare. Non è un caso che, fin dal 1932, papa Ratti condannasse come «pagana» la ginnastica femminile incoraggiata dal regime. La Signorina Grandi Firme porta infatti con sé, in ufficio, negli improbabili campi da golf, negli stadi, sulle amache in cui mollemente si sdraia, anche un remoto brivido di autentico eros pagano, degno davvero degli anatemi pontifici. Non è detto, quindi, che la sua componente matronale rimandi obbligatoriamente a Cornelia: può alludere a Messalina e agghindare inevitabilmente i sogni di un giovane disegnatore, in quegli anni assai meno conosciuto di Boccasile, Federico Fellini, ottimo storico dei fianchi e delle gambe della signorina, forse un po’ deluso, tuttavia, dalla classica proporzione dei suoi seni. (FAETI 1981, p. XV)

Il 1938 segnò anche l’avvicinamento di Boccasile alla illustrazione satirica vera e propria con la collaborazione a “Il Settebello”, acquistato da Mondadori e affidato alla direzione di Cesare Zavattini e Achille Campanile.

In linea con lo spirito della rivista, Boccasile produsse vignette umoristiche nelle quali il tipo Signorina Grandi Firme vide accentuarsi le sue particolarità più spiccate, come la sbadataggine, l’ingenuità e la spesso inconsapevole procacità, per dare vita a una sorta di caricatura di se stessa. Da una parte, una dattilografa chiedeva al cumenda se, nel punto e virgola, andasse prima la virgola o il punto; da un’altra, una commessa abilissima pretendeva di vendere a un avventore calvo un vasetto di brillantina… I lettori del ‘38/’39 si saranno certo chiesti più volte se la donna di Boccasile c’era o ci faceva. (BIRIBANTI 2003, p.56)

Enrico Gianeri nel 1942 constatava:

Si tratta di creature darwiniane nelle quali il lungo errare per strade e marciapiedi ha sviluppato enormemente gli arti inferiori; ma si tratta, per dire il vero, di arti inferiori di prima qualità e di sogno. Gambe da girls viste con la lente di ingrandimento, mentre il corpo è a fuoco normale. La voga Boccasile straripò, dilagò, inondò l’Italia, fece strage e i cosciotti negli imitatori divennero zamponi e mostruosi prosciutti…Vi è stato un periodo in cui un caricaturista che non avesse imitato Boccasile sarebbe stato inesorabilmente bandito e screditato.

(in La donna, la moda, l’amore in tre secoli di caricatura, Garzanti, Milano, p.103)

Nel maggio del ’39 “Il Settebello” divenne “Ecco Settebello” e insieme ai cambiamenti tipografici dovette affrontare in qualche modo i cupi eventi che attraversava l’Europa.

Boccasile continuava a proporre vignette dalle allusioni sessuali più o meno esplicite, con la bagnante spiata nella cabina dal marpione di turno, o con Giuseppa che, uscita dal cinema sottobraccio a un giovanotto prestante, ammetteva candidamente che, per sapere se la pellicola le piacesse o meno, sarebbe dovuta tornare a vedersela da sola. […] Ma ben presto anche il maestro barese dovette sentire l’urgenza di affrontare la realtà. Se ora Giuseppa si offendeva nel sentirsi chiamare Maginot (dato che sulla Maginot si dorme) in virtù della sua magnifica linea, non si sentiva certo più lusingata la fanciulla il cui spasimante, in ginocchio, le dichiarava di mettere ai suoi piedi oltre al cuore, anche cinque chili di zucchero, 800 gr di caffè e 6 dozzine di uova. (BIRIBANTI 2009, pp.59-60)

Successivamente, durante la Seconda Guerra Mondiale, il Ministero della Guerra nomina Gino Boccasile grafico propagandista e la sua opera si orienta verso la produzione di manifesti che esaltano i combattenti, le armi e le gesta italiane, trascurando l’opera di illustratore.

Dopo l’8 settembre 1943 Boccasile aderisce alla Repubblica Sociale e viene nominato tenente delle SS italiane. Continua a produrre senza sosta i manifesti che celebrano il regime fascista e la fedeltà all’alleanza con la Germania.

C’è un manifesto che riassume la triste leggenda di questo particolarissimo disegnatore. Esso fu dipinto, forse, come si sussurrava nel tetro declino della tragica Italia di Salò, mentre Boccasile se ne stava rinchiuso nel suo studio protetto dai mitra e dal filo spinato, lui, l’ultima risorsa immaginativa di un regime putrefatto.

È la notissima figura del soldato negro americano che si aggrappa a una statua classica, dal seno nudo, sul cui ventre ha segnato il prezzo con cui, evidentemente, ha potuto impadronirsene: due dollari. Una donna matronale e immobile, dal bel seno contenuto e dai fianchi ampi e sereni. Un abbacinante biancore offeso dalle mani (tipicamente legate al repertorio di Boccasile) con cui l’omaccio nero le si abbarbica addosso.

Un contrasto di fondo, la rappresentazione ossessiva di un io diviso di cui non sapremo mai nulla. E nel dopoguerra, dopo la determinante presenza visiva offerta ai deliri di Salò, Boccasile verrà censurato dal ripristinato pudore democristiano. (FAETI 1981, pp.XV-XVI)

Alla Liberazione viene incarcerato per collaborazionismo, ma poi assolto per non aver commesso reati. Riprende la sua attività dal 1946 soprattutto con la grafica pubblicitaria. Disegna alcune cartoline per il nuovo Msi e per le associazioni degli ex combattenti, ma anche disegni erotici per un editore inglese e per l’editore francese Lisieux.

Dal 1947, dopo aver avviato una sua agenzia di grafica, i suoi disegni sono presenti sui muri delle città e delle campagne con le pubblicità: Formaggino Mio, Lama Bolzano, Amaro Ramazzotti, moto Bianchi, dentifricio Chlorodont, le calzature Zenith, Riunione Adritica di Sicurtà, Yogurth Yomo, profumi Paglieri.

Muore a Milano il 10 maggio 1952. L’illustrazione del Decameron rimane incompiuta. 

BIBLIOGRAFIA

BOCCASILE, G. (1981), La Signorina Grandi Firme, Longanesi, Milano

FAETI, A. (1981), L’inventore delle gambe, in Boccasile 1981

DELL’ORSO, C. (2003), La Signorina Grandi Firme di Gino Boccasile. Madre di tutte le Pin-Up italiane, in Sorrisi e languori. Grandi firme e rotonde forme dell’eros italiano, Edizioni Comics 101 .Viene ristampata la testimonianza d’arte e di vita di RINO ALBERTARELLI, scritta nel 1952 pochi mesi prima della scomparsa di Boccasile.

BIRIBANTI, P. (2009), Boccasile. La Signorina Grandi Firme e altri mondi, Castelvecchi

Intervista di Gianfranco Franchi a Paola Biribanti su “Lankelot”, dicembre 2009, al link http://www.lankelot.eu/letteratura/biribanti-paola-boccasile-la-signorina-grandi-firme-e-altri-mondi-intervista-a-paola-biribanti.html

Marco Innocenti, Gino Boccasile, “Il Sole 24 Ore”, 22 dicembre 2009 http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2009/12/boccasile-inventore-signorina-grandi-firme.shtml?uuid=90793f50-eadc-11de-b63e-4a67e8f0bce3&DocRulesView=Libero

Antonella Gaeta – Anna Puricella, Boccasile, “la Repubblica”, 21 febbraio 2010 http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/02/21/boccasile.html

Dario Fertilio, E il fascista Boccasile disegnò per i partigiani, “Corriere della sera”, 30 dicembre 2007 (sul libro di Mimmo Franzinelli, Rsi. La Repubblica del Duce 1943-1945, Mondadori) http://archiviostorico.corriere.it/2007/dicembre/30/fascista_Boccasile_disegno_per_partigiani_co_9_071230098.shtml

http://www.youtube.com/watch?v=Ngjau80OwDI [Carlo Moreno & Trio Lescano “Signorina Grandi firme” 1938 – Orchestra Barzizza]

SITOGRAFIA DEI MANIFESTI E DELLE ILLUSTRAZIONI

http://manifestostorico.xoom.it/Boccasile.htm [serie di manifesti dal 1930 al 1952]

http://www.youtube.com/watch?v=Wj886cXzf0o [breve video dedicato ai manifesti]

http://www.galleria.thule-italia.com/boccasiletabou.html [venti copertine disegnate da Boccasile per Paris Tabou]

http://galleria.thule-italia.com/boccasilemilitare.html [i manifesti politico-militari]

http://galleria.thule-italia.com/boccasile_decamerone.html [le illustrazioni per il Decamerone]

http://galleria.thule-italia.com/boccasilepubblicitaria.html [ampia raccolta dei cartelloni pubblicitari]