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il sublime rovesciato: comico umorismo e affini

Copertina Numero 12

 aprile 2016

Testi

Giuseppe Aldo Rossi

Le cartoline illustrate di Monte Mario a Roma

Fin da ragazzo mi convinsi che le cartoline illustrate, nate qualche decennio prima di me, non servono soltanto a un banale scambio di saluti tra chi gira il mondo e chi se ne rimane chiuso in casa. Che esse, invece, con quello scatto fotografico che si portano in facciata, mantengono un attimo di una realtà sempre in pericolo di perdersi.

Per tutta la vita ne ho fatto incetta in famiglia, presso gli amici e sulle bancarelle dei mercatini domenicali. In questi ultimi, che a Roma sono innumerevoli, si possono trovare, presso rivenduglioli improvvisati, cartoline comuni, spesso sgualcite e deteriorate, evidenti residui di vecchie cantine; ma si trovano anche, offerti da venditori ormai esperti in materia, pezzi pregiati, chiusi in bustine protettive, in ottimo stato di conservazione. I compratori, solitamente a caccia di esemplari del primo Novecento, di piccolo formato e privi di lucidità, li pretendono integri, senza macchie o rughe, con gli angoli perfetti, senza ingombranti scritte esterne, e preferibilmente “viaggiati”, garanzia di autenticità.

Quella che soprattutto conta è la rarità, fondata su vari fattori: l’originalità della fotografia o del disegno, la data di emissione, la quantità delle copie stampate, il presunto numero di quelle ancora in circolazione, le richieste dei collezionisti. I quali spesso sono legati a una o più tematiche, di numero sterminato, ma praticamente inesauribili, secondo la fantasia degli interessati (città, campagne, monti, monumenti, chiese, costumi regionali, anniversari, feste locali, belle donnine, animali, sport, ecc.). Stima particolare godono poi le immagini non statiche, ma animate da persone o mezzi di trasporto, specie se rappresentative di epoche lontane.

Per molti anni la mia non fu una collezione, ma una confusa raccolta di cartoline pronte per il giorno in cui avrei avuto finalmente il tempo di riordinarle. E il giorno arrivò quando dal quartiere Prati trasferii la mia abitazione a Monte Mario, in un clima leggero e nella pace del verde, lontano dalla struggente lusinga del centro cittadino.

Il Monte (in verità, il colle più alto di Roma, 139 metri), nato da uno sconvolgimento marino, derubato per millenni delle sue sabbie dai fornaciari della sottostante Valle Aurelia (chiamata un tempo “Valle dell’Inferno” a causa degli innumerevoli suoi fuochi) per fabbricare mattoni, tegole e vasellame vario, vanta antichità gloriose – etrusca la più remota – di cui sono rimaste pochissime tracce, poi romana, poi rinascimentale con le ville dei ricchi per le loro villeggiature estive.

La rinascita moderna si ebbe con l’ultimo dopoguerrra, che trasformò il vecchio borgo che segnava il punto di arrivo della Via Francigena percorsa dai pellegrini, partiti sin dall’Inghilterra per vedere le meraviglie della Città Eterna. E il mio compito di collezionista era appunto quello di riordinare il materiale a mia disposizione, in modo da mettere a confronto le varie fasi del suo vistoso sviluppo edilizio, viario, commerciale e culturale.

In questo senso le cartoline illustrate svolgono veramente una funzione istruttiva, soprattutto se esaminate senza frettolosa superficialità. Utili al riguardo – in quelle cosiddette “spedite”, cioè passate per posta – gli scritti di chi non si è limitato ai saluti. Vi si sono scoperte firme prestigiose, ma anche la corrispondenza più semplice può aprire scenari inattesi, offrire preziose informazioni a complemento dei luoghi rappresentati, che raggiungono maggiore autorevolezza, se integrate, ove possibile, da visite e rilievi personali.

Io nel periodo del riordino l’ho fatto, addentrandomi spesso nella Pineta Sacchetti – dove Gabriele d’Annunzio partecipava alle “cacce alla volpe” – visitando nel convento della Madonna del Rosario la stanza in cui Franz Liszt compose l’oratorio Christus, salendo in vetta alla Villa Mellini, da cui si domina il più bel panorama di Roma, oppure cercando di estrarre dalle rocce vicine qualche conchiglia fossile, estrema testimonianza dell’origine marina del Monte.

Intanto la mia collezione generale su Roma è cresciuta notevolmente, arrivando alle circa 5000 unità attuali e puntando soprattutto sulla tematica “Monte Mario”, una zona della città di cui non è facile trovare testimonianze. Basti pensare infatti al numero ridottissimo di turisti che in passato, nello scegliere una cartolina per i parenti negli anni tra le due guerre mondiali, abbia preferito l’immagine della chiesetta di Sant’Onofrio in Campagna alla basilica di San Pietro.

E ora mi sia permesso, non tanto per la mia competenza in materia, ma per i miei 102 anni abbondanti, di rivolgere un consiglio alle nuove generazioni: non avvicinatevi al nostro particolare collezionismo ritenendolo un puro hobby, un passatempo da fannulloni, ma riconoscendo in esso un ulteriore, dilettevole strumento per consolidare la nostra cultura.