Livorno città dell’umorismo: Stefano Bartezzaghi ha scelto nel 2015 la città di Livorno per organizzare il Festival dell’umorismo. Livorno forse perché – come ha detto il presidente della regione Toscana presentando la terza edizione – è «la città dell’ironia per eccellenza, in cui si sublima lo spirito toscano, notoriamente caustico». È la città del dissacrante “Vernacoliere”, ma è anche la città delle franchigie e delle esenzioni stabilite dalle leggi Livornine che hanno permesso l’afflusso, a partire dalla fine del Cinquecento, di ebrei sefarditi e di mori cacciati dalla Spagna e dal Portogallo, di marinai greci in fuga dai turchi, ma anche di inglesi, olandesi-alemanni e armeni che hanno convissuto nella multinazionale del commercio nel porto franco. Città del cinema e città comunista o, meglio, città dove è nato il Partito comunista.
In ogni caso la scelta si è dimostrata giusta anche per il taglio dell’iniziativa che ha mescolato lo spettacolo comico e la riflessione teoretica, i giochi preparati per i bambini e la lettura di brani letterari, l’intervista a personaggi famosi e la conferenza di impostazione storica e antropologica: «una sorta di “safari” nei territori del comico, dell’umorismo, dell’ironia. Un safari divertente, ma non futile, dove gli animali esotici da fotografare e conoscere siamo noi stessi», com’è scritto nel programma. La ricerca sul perché ridiamo ha aperto così alcuni ambiti della riflessione sul comico che, a partire dalla constatazione della diffusione e dell’immediatezza della battuta onnipresente nel web, costruita su una grammatica ovvia e ripetitiva, afferma l’importanza della creazione di un mondo in cui si colloca la battuta o la gag, di un’immagine e di una narrazione che può anche identificarsi con i cinque minuti di silenzio che Iannacci richiedeva per iniziare, come ha ricordato Rocco Tanica (Sergio Conforti), il musicista che ha lavorato nel gruppo musicale di Elio e le storie tese.
Il tema è legato anche al dibattito sul plagio che – a dire di Walter Fontana e Gabriele Gimmelli – è quanto mai diffuso, ma che ripropone la necessità dell’impalcatura su cui si appoggia la battuta. A questo proposito troviamo nel sito un interessante ebook [download] che raccoglie i risultati di una tavola rotonda che si è tenuta allo Iulm di Milano lo scorso aprile, organizzata da Bartezzaghi che nella presentazione spiega il doppio riferimento del titolo La comicità dei copioni allo scolaro che copia il compito e al copione del testo teatrale.
Un altro filone interessante tra i molti argomenti affrontati nel festival è la ricostruzione della tradizione milanese del ridere che non si limita al Derby Club di Jannacci, Fo, Gaber, Cochi e Renato e molti altri, ma può essere fatta risalire più indietro: alla grande letteratura di Carlo Emilio Gadda, Carlo Alberto Pisani Dossi e Carlo Porta. Anche se ho intravisto sul volto degli spettatori del Teatro Goldoni qualche perplessità nell’ascoltare la prosa straripante e barocca di Gadda, letta con competenza e passione dall’attore Fabrizio Gifuni. Forse il nostro maggior scrittore del Novecento non è poi così conosciuto…
“Doppiozero” ha dedicato una sezione speciale a questo evento con articoli di presentazione e approfondimento.