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il sublime rovesciato: comico umorismo e affini

Copertina Numero 09

 settembre 2014

Saggi e rassegne

Luisa Bertolini

Cartoline

 

Non scriviamo più cartoline. Non mi riferisco solo alle e-mail e agli sms: la possibilità di spedire un’immagine in WhatsApp sostituisce davvero la cartolina classica, non richiede ricerche, acquisto, affrancatura né spedizione. È un gesto semplice e immediato e l’immagine ha anche il pregio (forse) di essere personale. La crisi sembra quindi definitiva. Rimane il collezionismo nostalgico di un oggetto effimero, leggero, segno di un luogo o di un quadro visto, oppure oggetto artistico esso stesso, ma anche molto altro. In questo contesto troviamo la pubblicazione di numerosi testi che si occupano di cartoline storiche e la creazione di istituzioni che le archiviano, con l’avvallo degli storici che ne hanno accettato lo statuto di documento.

Enrico Sturani, «cartolinaro», collezionista e scrittore, artista lui stesso, considera la cartolina qualcosa di più di un documento storico, ne tesse l’elogio per il suo carattere di sintesi e di brevità, di frammento, per la sua leggerezza che forse è anche superficialità, per la sua capacità di divulgazione e di comunicazione. L’elogio è contenuto nel secondo dei tre volumi-catalogo, pubblicati a partire dal 2010, che costituiscono la più ampia raccolta di cartoline artistiche, cartoline di artisti, cartoline a grande tiratura, cartoline stravolte, provocanti e provocatorie.

Il primo volume, cARToline. L’arte alla prova della cartolina (2010), indaga il rapporto tra la produzione artistica alta del Novecento e l’editoria delle cartoline, i cui autori, spesso anonimi, hanno saputo adattarsi al formato, alla struttura (verso e recto, spazi bianchi, spazi per l’indirizzo, ecc.), alle esigenze di efficacia e vendibilità, meglio di tanti artisti che si sono limitati a riproduzioni in piccolo di opere destinate ad altro fine. Molti pittori e grafici di cartoline hanno saputo – scrive Sturani – «danzare» (STURANI 2010, p. 14) con il supporto, trasformare i tre spazi che costituiscono la specificità di questo mezzo di comunicazione in ispirazione creativa, prefigurando talora i risultati delle avanguardie artistiche della Secessione viennese, del futurismo, del dadaismo e del surrealismo.

La cartolina nell’arte. Fatta a pezzi, stravolta, esaltata (2011) presenta invece la cartolina modificata: modificata dai mittenti che si appropriano delle immagini scrivendoci sopra, dagli artisti dada e dagli altri artisti delle avanguardie che sono riusciti a trasformare le cartoline con collage o altre invenzioni grafiche e pittoriche, dalle provocazioni della CANULART e della Mail Art, l’arte postale contestatrice del sistema del mercato dell’arte degli anni Sessanta. Gli ultimi capitoli inseguono la funzione della cartolina nella fotografia e nelle opere d’arte.

La piccola enciclopedia del terzo volume, Cartoline dalla A alla Zeta. Postcard studies. Lessico ragionato (2013), conferma l’impossibilità teorica e pratica di un catalogo gerarchico, di un’esposizione ordinata, per categorie, di un ambito che coinvolge la storia e la politica, la storia dell’arte e la storia del gusto, i concetti estetici e l’ordinamento soggettivo. Come scrive Gábor Klanoczay nella Prefazione, questa mescolanza di livelli categoriali, di cultura raffinata e commerciale, si esprime al meglio nelle voci doppie; esempio primo: Alto/Basso, voce nella quale Sturani contrappone alla concezione idealistica dell’arte pura una concezione socio-antropologica che tiene conto del contenuto e del gusto, delle applicazioni dell’arte, dei fruitori.

Per quanto ci riguarda, questo mondo multiforme è senz’altro percorribile alla ricerca di elementi comici, umoristici e satirici, ma contiene anche importanti spunti di riflessione che coinvolgono la storia del costume, l’estetica e la filosofia dell’umorismo.

Sturani ricorda anzitutto che la cartolina nasce nel 1869 nell’Impero austro-ungarico come corrispondenza “allo scoperto”, con un’affrancatura inferiore alla lettera; diventa illustrata solo vent’anni dopo, ma presenta inizialmente il dorso unito, dedicato all’indirizzo, mentre il messaggio – secondo il regolamento postale del tempo – doveva essere scritto sul lato vista. Questa struttura permane nell’età d’oro della cartolina – che va dalla fine dell’Ottocento agli anni Venti, secondo l’autore – e si lega all’Art Nouveau e alla fortuna del giapponismo, con interventi creativi che fanno dialogare l’immagine con gli spazi vuoti, dedicati al messaggio.

La grande diffusione di questo mezzo di comunicazione, destinato alla borghesia e definito dalle regole del buon gusto e del perbenismo, rivela la cartolina come «specchio, eco e cassa di risonanza al gusto e all’immaginario collettivo di tutta un’epoca» (STURANI 2010, p. 34). Anche le variazioni trasgressive, rivolte a particolari categorie (cartoline da caserma, da casino, scatologiche, ecc.), ne confermano il successo di pubblico che poteva contare, nelle grandi città, fino a sette prelievi e sette consegne al giorno della posta. Ne è testimonianza la Prima Esposizione Internazionale di cartoline postali illustrate che si tennea Venezia nel 1899 (Aldo Maggioni in un articolo dello stesso anno rende conto della mostra e descrive con chiarezza il carattere specifico della cartolina nella sua forma decorativa e – aggiunge Sturani – stilizzata; l’articolo è reperibile nel sito: http://www.artivisive.sns.it/fototeca/scheda.php?id=7685#).

Il 1905 (per l’Italia, ma pressappocolo stesso periodo per gli altri paesi) segna la prima crisi della cartolina con l’aumento dell’affrancatura da 2 a 5 centesimi e il passaggio dal dorso unito al dorso diviso; di conseguenza il mercato si modifica secondo due direzioni contrapposte: la popolarizzazione e la produzione elitaria.

Non è qui possibile rendere conto di tutto il percorso che l’autore svolge lungo tutto il secolo; mi sembra però necessario citare alcune esperienze particolari e straodinarie che rivelano l’importanza di questo filone di ricerca. La prima è rappresentata dalla Danza macabra europea di Alberto Martini (1914-1916), l’accusa più decisa e più riuscita da punto di vista grafico degli orrori della guerra mondiale, la satira più dirompente di tutti i belligeranti, che si contrappone – come scrive Emilio Gentile – alla satira grottesca, militarista e nazionalistica del nemico:

La Danza macabra europea è una satira grottesca della stessa propaganda bellica, una sorta di satira della satira, una derisione grottesca del grottesco della propaganda patriottica, una caricatura del macabro, che sembrava rendere ridicolo persino l’orrore stesso della guerra per mettere più in evidenza la sua tragica ironia (cit. in STURANI 2010, p. 62)

Altro momento interessante, tra i tanti, è l’esperienza di alcuni artisti dada che, negli anni Dieci, costruiscono opere d’arte a forma di cartoline-collage, nelle quali strisce di carta colorata e ritagli di stampa fanno saltare la funzione della cartolina irridendo all’intero sistema postale-burocratico, identificato con lo Stato. Questo, dell’irrisione e della destrutturazione della cartolina, è oggetto e fine anche delle spedizioni concettuali, inaugurate da Duchamp e realizzate dalla cosiddetta Mail Art degli anni Sessanta, che intendeva parodiare l’istituzione postale e risolvere il prodotto artistico nell’attività che lo produce. Sturani stesso si diverte nella sperimentazione dell’arte postale che mette alla prova l’istituzione con l’invio di ogni tipo di oggetto purché affrancato, senza cadere nella elucubrazioni sull’ontologia della cartolina (originario differenziarsi dell’Essere negli esseri, di cui parla Derrida, cfr. STURANI 2011, p. 50) e nelle forme estremistiche del minimalismo maniacale alla On Kawara (spedizione meccanica, ogni giorno, due volte al dì, con l’indicazione dell’ora del risveglio). La spedizione di oggetti giunge all’assurdo del tampax con francobollo e al prigioniero inglese che spedisce se stesso in un cartone affrancato ottenendo la libertà.

(In questo contesto vale la pena di raccontare un anedotto personale di Enrico Sturani, quando spedì una cartolina composta con mattoncini Lego, provocando la reazione rabbiosa del figlio piccolo. Qualche giorno dopo, alla vista di alcuni francobolli appiccicati al frigo di casa, il bambino gridava: mamma, mamma, papà vuole spedire il frigorifero!)

Altro momento importante per la produzione cartolinare è costituito dal futurismo, ma anche qui non bisogna cercare tra i grandi (solo Depero prende sul serio il lavoro sulle cartoline e soprattutto sul dorso), ma – ci consiglia Sturani – in una galassia di autori, molti sconosciuti, che hanno creato cartoline in stile futurista. Le prospettive scoppiate, la compenetrazione dei piani, il dinamismo costruttivo, la stilizzazione, il fotomontaggio ecc., caratteristici di questo movimento artistico, vengono trasferiti dai grafici soprattutto all’ambito della pubblicità, per illustrare la modernità dei prodotti e della ricerca tecnico-scientifica. I surrealisti furono invece grandi collezionisti di cartoline, apprezzate in quanto oggetti ingenui, non influenzati dalla cultura ufficiale, desueti e patetici, kitsch, e le inserirono nei loro collage.

Ci sono poi nei testi di Sturani molti momenti di riflessione estetica e filosofica, ma anche per questo ambito mi limito a citare solo due passaggi. Il primo riguarda «l’opera d’arte nell’epoca della sua riproduzione in cartolina»: in quanto riproduzione – scrive l’autore riprendendo la tesi di Benjamin – la cartolina fa perdere all’opera d’arte la sua “aura”, legata alla sua unicità, ma essa sopravvive come campo di significati, come “testo” traducibile in altri testi, diversi per materiale e per tecnica. In queste traduzioni la Gioconda di Leonardo e L’Angelus di Millet ci offrono una variazione infinita di citazioni, mutamenti di senso, sostituzioni parodiche. Ma l’uso più creativo dal punto di vista gnoseologico delle riproduzioni in cartolina delle opere d’arte è stato l’atlante di immagini, Mnemosyne, costruito da Aby Warburg nel 1927 con ritagli di ogni tipo: un insieme di 79 pannelli neri, di 2 m. per 1,50, che mescolava riproduzioni alte e basse, indicando accostamenti inusitati e individuando corrispondenze e analogie.

La cartolina insomma è «per sua essenza leggera e breve, concisae rapida – quanto meno diverte», incarna così «un’estetica in assenza di gravità» (STURANI 2010, p. 16) e il suo carattere effimero si presta al puro gioco, ma anche al mescolamento di alto e basso, al rovesciamento dei valori, alla critica e alla satira. Sturani cita il collezionista e studioso Gérard Neudin:

Troppo libera, la cartolina scombussola le gerarchie, consente intrusioni inattese, autorizza camerieri e cuochi a sedersi a tavola con i padroni.

 Ma non è forse questo un carattere che avvicina la cartolina all’ambito del comico e dell’umorismo, condividendo con esso il carattere della brevità, del frammento, della leggerezza e del rovesciamento?

Il carattere di rovesciamento satirico è presente anche nel catalogo di due artisti che troviamo pubblicata in due volumi in cofanetto, The Postcard Art of Gilbert & George. 1972-1989 e The Urethra Postcard Art of Gilbert & George 2009. La poetica di Gilbert Prousch, nato a San Martino in Badia, e dell’inglese George Passmore consiste nell’identificazione di arte e vita, nell’esperienza delle sculture viventi e prosegue negli anni Settanta con l’arte postale qui documentata.

Le opere dei due artisti sono composizioni di cartoline che entrano così nell’arte come parti: le cartoline non vengono modificate, ma prese come schizzi, macchie di colore, accostate e reiterate, fino a comporre meccanicamente e automaticamente tappeti-quadri anche di grande dimensione. All’effetto straniante della ripetizione va aggiunta la provocazione: l’uso di cartoline che costituiscono l’emblema della Gran Bretagna – Buckingam Palace, la famiglia reale, la bandiera -, l’inserimento delle croci, anch’esse ripetute ossessivamente. Il progetto Urethra, presentato nel secondo volume, utilizza nella composizione questo simbolo sessuale, ripreso dal teosofo Charles Leadbeater: l’uretra viene stilizzata in un rettangolo di cartoline con una cartolina centrale, ma le cartoline cedono pian piano il posto ai biglietti e ai volantini trovati a terra, ai messaggi erotici reperiti nelle cabine telefoniche, agli annunci medici di educazione sessuale.

In commercio troviamo poi un altro interessante volume sull’argomento: il catalogo della mostra che si è tenuta al Museum of fine Arts di Boston nel 2012, The Postcard Age. Selection from the Leonard A. Lauder Collection, a cura di Lynda Klich e Benjamin Weiss. Sorprendente è il formato, quasi uguale ai tre di Sturani, e con un’identica immagine di copertina, la cartolina pubblicitaria dei Magazzini Mele di inizio Novecento; curiosa coincidenza, visto che risulta stampato a Verona, in Italia.

Come spiega nell’introduzione lo stesso Leonard A. Lauder, l’imprenditore miliardario, collezionista d’arte e di cartoline, ora donate al museo di Boston, la Postcard Age comprende all’incirca i dieci anni che precedono la prima guerra mondiale e i dieci che la seguono. Questa delimitazione temporale, che segna effettivamente il momento di maggiore diffusione, creatività e innovazione nell’editoria della cartolina, permette agli autori un’esposizione tematica ordinata, per argomenti. Il primo capitolo è dedicato alla Parigi dell’Esposizione universale del 1900, della Bella Epoque, della torre Eiffel; segue un’analisi della fortuna e della mania per le cartoline, raffigurata proprio nelle cartoline. I capitoli successivi sono dedicati all’Art Nouveau, alla vita urbana, al cambiamento del ruolo della donna, agli sport, ai personaggi celebri, alle nuove tecnologie, alla pubblicità, ai viaggi, alla Grande Guerra.

Le cartoline, raffigurate nel loro formato orginale, e i loro particolari ingranditi a inizio di ogni capitolo, accompagnate dal testo dei due curatori, ricostruiscono la storia dell’inizio del Novecento attraverso le cartoline più belle, di grandi artisti e di anonimi, con una cura estetica che predilige l’equilibrio, la raffinatezza, la decorazione, elementi nei quali sono fatti rientrare anche gli spunti comico-erotici e la satira del periodo della prima guerra.

Sul tema della prima guerra mondiale in questo anno del centenario importa segnalare anche un altro libro che si occupa di cartoline, La Grande Guerra. Raccontata dalle cartoline, edito da Giuseppe Tomasoni e Carmelo Nuvoli nel 2004. Il materiale proviene da un piccolo ma documentatissimo Museo della cartolina a Isera, a pochi chilometri da Rovereto, in Trentino, diretto appunto da Nuvoli.

I curatori hanno raccolto in un volume le cartoline edite negli anni tra il 1914 e il 1918, dedicando particolare attenzione alla guerra in montagna in territorio trentino, ai profughi evacuati dalle zone di guerra (mandati a Katzenau, Gross Siegharts e sfollati in certe zone del territorio italiano), e ai soldati trentini impegnati in gran parte sul fronte orientale della Galizia.

La cartolina ha qui valore sprattutto documentario: mezzo di comunicazione breve, veloce, allo scoperto, ebbe durante la prima guerra una grande fortuna, per le esigenze di informazione e contatto dei soldati con le famiglie e i loro cari, per la semplicità del messaggio in un’epoca nella quale l’analfabetismo era diffuso nella maggioranza dei paesi in lotta, e naturalmente per la facilità del controllo della censura (confermata dall’utilizzo delle cartoline prestampate inglesi che – come ricordava Paul Fussell nel suo importante libro sull’ironia della guerra, La grande guerra e la memoria moderna, tradotto in italiano per Il Mulino, 1984 – non prevedevano notizie negative).

La prima reazione nello sfogliare questo libro è lo sconcerto: accanto alle cartoline che esaltano un reparto militare, uno scontro, un assalto in battaglia, troviamo cartoline con villaggi distrutti, borghi bombardati, ponti fatti saltare, feriti, mutilati, automutilati. Certo in alcuni casi si trattò di propaganda militarista e di celebrazione di vittoria sul nemico, ma non sempre: l’invio di queste cartoline con la raffigurazione desolata della distruzione e della morte rende conto dell’irrompere della guerra nel quotidiano di tutti gli uomini e le donne del tempo, della crisi dalla quale non siamo ancora certi di essere usciti.

Satira e caricatura, esercizio apparentemente più adeguato al supporto “cartolinare”, assumono un doppio significato: la rappresentazione grottesca degli imperatori Francesco Giuseppe e Guglielmo II, l’aquila imperialregia trafitta e spelacchiata, Vittorio Emanuele III dipinto nelle vesti di Giuda traditore, la Madonnina del Duomo milanese arruolata come volontaria, il coinvolgimento del Padre eterno a protezione delle truppe di una parte o dell’altra, tutte queste immagini fanno parte della propaganda militarista e nazionalista. A queste si collegano alcune espressioni di comicità involontaria: un esempio per tutti una vignetta su una cartolina tedesca biedermeier che raffigura un coretto di soldati che intona una serenata davanti a una caserma al fronte. Di contro abbiamo le cartoline di denuncia satirica della guerra in quanto tale: sono poche e, tra tutte, la serie più importante indicata dagli autori è La Danza macabra europea di Alberto Martini. Della sequenza, che si compone di 54 cartoline, divise in 5 serie, nel testo vengono presentate quattro della prima serie e due della quarta.

Il merito del testo, nonostante qualche eccesso di patriottismo, sta quindi proprio nel raccontare la guerra attraverso il documento – cartolina che qui perde il suo carattere superficiale e leggero per diventare un frammento visivo della grande storia.

Per ultimo segnaliamo Vincere! Vinceremo! Cartoline sul fronte russo (1941-1942) di Quinto Antonelli e Sergej Ivanovic Filonenko, frutto della collaborazione del Museo storico del Trentino e dell’Università di Voronezh. Il materiale proviene da due raccolte molto diverse: la prima è costituita da cartoline e santini conservati nell’Archivio statale della città russa, materiale abbandonato dalle truppe italiane dell’ottava armata in rotta dal fronte russo nel gennaio del 1943; la seconda serie proviene dal fondo “Censura Mantova (1941-1943)” del museo di Trento che contiene numerose cartoline provenienti dal Voronezh e dal Don, scritte dai soldati italiani e indirizzate ad amici e familiari in Italia, ma bloccate dalla censura.

I testi dei due autori forniscono un’introduzione storica sugli eventi che portarono alla disfatta italiana nelle battaglie del Don, sul tema della propaganda connessa alla spedizione in Russia (Antonelli), una descrizione del teatro di guerra nella città russa di Voronezh – che rimase tagliata a metà per 212 giorni – e una cronaca delle battaglie che si svolsero tra il luglio del 1942 e il gennaio del 1943 e che si conclusero con l’annientamento delle truppe ungheresi e italiane (Filonenko).

Questa volta lo sconcerto che si prova nello sfogliare questo libro è forse ancora maggiore: la capacità descrittiva ed evocativa delle cartoline illustrate, soprattutto di quelle di Gino Boccasile – che aveva posto il suo genio grafico e pittorico al servizio della propaganda più violenta e aggressiva del regime -, gli slogan altisonanti di Mussolini che accompagnano le immagini presentano una guerra manichea e mistificata che fa da contrasto con il formato leggero della cartolina. Non a caso i curatori accostano alle cartoline i santini: immagini sacre raffigurate su foglietti ancora più leggeri, amuleti ancora più inquietanti quando riproducono le frase del duce che inneggia alla battaglia tra l’oro e il sangue.

L’interesse degli autori per il materiale documentario rimane però legato ai testi vergati dai soldati sulle cartoline, che vengono trascritti con cura e analizzati. Solo qualche accenno viene concesso alla cartolina come immagine: recto e verso sono di diversa misura e la preminenza apparentemente concessa all’immagine non rispetta le misure del formato originale; non ci sono indicazioni, se non quelle che si possono ricavare dalla cartolina stessa, sui luoghi e sui quadri raffigurati, sugli autori delle illustrazioni.

BIBLIOGRAFIA DEI TESTI CITATI

ANTONELLI Quinto, FILONENKO Sergej Ivanovic (2011), Vincere! Vinceremo! Cartoline sul fronte russo (1941-1942), Fondazione del Museo storico del Trentino, Trento

GILBERT & GEORGE (2009), The Postcard Art of Gilbert & George. 1972-1989; The Urethra Postcard Art of Gilbert & George. 2009, DelMonico Books-Prestel, Munich – Berlin – London – New York

KLICH Lynda, WEISS Benjamin (2012), The Postcard Age. Selection from the Leonard A. Lauder Collection, MFA Pubblications, Museum of Fine Arts, Boston

STURANI Enrico (2010), cARToline. L’arte alla prova della cartolina, Presentazione di Paola Pallottino, Barbieri Editore, Manduria

STURANI Enrico (2011), La cartolina nell’arte. Fatta a pezzi, stravolta, esaltata, Presentazione di Fliaminio Gualdoni, Barbieri Editore, Manduria

STURANI Enrico (2013), Cartoline dalla A alla Zeta. Postcard studies. Lessico ragionato, Barbieri Editore, Manduria

TOMASONI Giuseppe, NUVOLI Carmelo (2004), La Grande Guerra. Raccontata dalle cartoline, Edizioni Arca, Torino

il link del museo di Isera: http://www.museodellacartolina.it