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il sublime rovesciato: comico umorismo e affini

Copertina Numero 13

 settembre 2016

Interviste

Marco Pierobon

GomalanBrass

Intervista di Maria Vittoria Prospero

L’immagine è ricavata da una cartolina-invito dedicata ai Gomalan Brass, il quintetto di ottoni che da oltre quindici anni conquista le platee di tutto il mondo grazie al connubio tra raffinata tecnica esecutiva e scanzonata ironia, tra altissimo livello tecnico e voglia di divertirsi e far divertire, a partire dal nome… Intervistiamo Marco Pierobon, membro del quintetto.

Buongiorno Marco! Potresti raccontare ai lettori di Fillide come nascono i GomalanBrass?

Ciao a tutti. I GomalanBrass nascono a… Bolzano. Parcheggio della Metro. Non scherzo.

Stavo rientrando da un concerto con un altro quintetto assieme a Nilo Caracristi, cornista del gruppo, che mi ha proposto la formazione di un nuovo quintetto, più competitivo e “trans-provinciale”. Da li è nato il progetto.

Come vi è venuta l’idea di usare l’umorismo sugli stessi palcoscenici che ospitano serissimi concerti di musica classica?

Gli ottoni sono probabilmente gli strumentisti meno seri in generale. Cavalcando l’onda di questa nomea, abbiamo comunque sempre pensato che la seriosità non aiuti a stabilire un bel rapporto con il pubblico. Poi ci piace molto mischiare le cose, stili e generi musicali, ma anche umorismo con esecuzioni ai più alti livelli. Direi che i contrasti sono parte del nostro essere, musicale e non.

Mentre siete in azione è evidente che voi per primi vi divertite ancora tantissimo a suonare, nonostante i molti anni di studi rigorosissimi, di concerti, tournée, viaggi… Non è certamente da tutti. È la fortuna di aver trovato le persone giuste? Maestria? Voglia di riprendersi gli anni dell’adolescenza trascorsa alla ricerca del suono perfetto?

La creazione di un gruppo non è mai un problema. Mettere insieme ottimi musicisti per avere un ottimo prodotto è decisamente facile. Molto più difficile è far “continuare a vivere” un gruppo, convivere con altre persone dopo anni, mantenere alte concentrazione e motivazioni. Per questo le “persone giuste” non sono solo le migliori a suonare. Ed è sicuramente una questione di fortuna averle incontrate e rimanere assieme per, ormai, più di 16 anni! Il divertimento fa parte della nostra ricetta per far funzionare le cose. Diversamente avremmo lasciato perdere molto tempo fa…

La cosa più divertente che vi è successa durante un concerto?

In tanti anni è successo di tutto, stavamo quasi pensando di scrivere le nostre memorie… Dai concerti in cui la luce non si è accesa al momento giusto, alle “cavalcate” in macchina per salire in tempo sul palco, ad alcuni momenti in cui abbiamo sospeso il brano perché non riuscivamo più a respirare dal ridere. Capita di tutto, in effetti…

La parola ‘ottoni’, viene spesso associata all’attività bandistica, considerata da molti come una sorta di sottoprodotto culturale. In Italia è difficile sdoganare la musica per ottoni e per banda? La comicità diventa un mezzo obbligato per appassionare il pubblico a tali repertori?

La nostra è una missione. Gli ottoni possono dare molto in termini di esecuzione e musicalità, alla stessa stregua di altre famiglie strumentali. Abbiamo solo un po’ meno “repertorio”, ma stiamo lentamente recuperando. Ci sono molti gruppi di ottoni di livello eccezionale, così come tantissime bande formate da professionisti che nulla hanno da invidiare alle grandi orchestre. E’ un retaggio culturale, quello che associa la banda al gruppetto di anziani avvinazzati che suonano per i funerali. In alcuni casi è ancora così, per carità. Ma è anche giusto che lo sia. Solo per sottolineare l’importanza dell’attività delle bande nel panorama musicale nazionale: personalmente non conosco nessun professionista di strumento a fiato, che non abbia cominciato in banda. In altre parole, se non ci fossero state le bande, molti di “noi fiati” non avrebbero mai pensato di suonare.

Tra i vostri cavalli di battaglia c’è la trascrizione di Aida con tanto di trucco e parrucco. In passato le bande musicali hanno avuto un grande ruolo nella diffusione del repertorio sinfonico ed operistico. Anche voi operate nel solco di questa tradizione?

Sì, l’aspetto divulgativo è importantissimo. Far conoscere Aida o Verdi in Italia e all’estero è un obbiettivo molto “alto”. E’ pur vero che anche dal punto di vista del mercato, essere musicisti italiani all’estero viene sempre associato al mondo dell’opera. Quindi poter “cavalcare” questa possibilità è una grande opportunità per tour e concerti. La cosa che sottolineiamo sempre, sul palco e fuori, è che, per quanto divertente e sgangherato possa essere il “contorno” (trucco, parrucco, recitazione, dialoghi), le esecuzioni sono sempre al massimo livello possibile. E’ una questione di rispetto per la musica di Verdi e dell’opera in generale.

Personalmente amo molto il suono degli ottoni perché sa andare dritto al cuore di chi ascolta. Puoi dare dei consigli a chi voglia cimentarsi nell’ascolto del repertorio per quintetto?

Consiglierei di iniziare dai dischi dei grandi gruppi del recente passato: Canadian Brass, Empire Brass, che hanno creato la tradizione del quintetto basandosi su trascrizioni di brani molto differenti, dal Rinascimento al jazz. Per poi ampliare gli orizzonti con London Brass e la tradizione inglese, tutte le Brass Band che ogni anno si sfidano in veri e propri “campionati europei” (si rimane sconcertati del livello raggiunto da questi gruppi, YouTube docet…) per approdare infine al repertorio originale, forse un pochino più ostico proprio perché prevalentemente “contemporaneo”: American Brass Quintet, Stockholm Brass. Ed ovviamente, tutti i dischi – ormai 5 – del GomalanBrass Quintet!

Sembra che l’ironia si possa condividere solo in presenza di un substrato culturale affine. Una mia amica solo per metà svizzera spesso non ride alle battute… come fate a far ridere anche i giapponesi?

Non ci poniamo il problema sinceramente. Quelle però sono le occasioni dove le differenze culturali e sociali appaiono effettivamente più marcate. Magari durante lo stesso spettacolo, la gente di paesi diversi ride in “punti” diversi, a seconda della sensibilità locale. C’è chi è più divertito dalla comicità “fisica”, che dalle improbabili traduzioni, chi da alcune soluzioni musicali. Dipende, ma quello è uno dei lati entusiasmanti del nostro lavoro.