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il sublime rovesciato: comico umorismo e affini

Copertina Numero 07

 settembre 2013

Saggi e rassegne

Massimo Bertoldi

Vigil Raber e il Fastnachtspiel di Vipiteno

[ Per gentile concessione dell’autore – che ringraziamo –  questo articolo ripropone con qualche variante il capitolo del libro di Massimo Bertoldi, Vigil Raber e il Fastnachtspiel di Vipiteno, in Lungo la via del BrenneroViaggio nello spettacolo dal Tardo medioevo al Rinascimento, Le Lettere, Firenze 2007 ]

Pittore, attore, scenografo, Vigil Raber fu il personaggio più importante del Cinquecento tirolese nel campo dello spettacolo. Nacque a Vipiteno intorno al 1480 in un’agiata famiglia di fornai, frequentò la locale scuola di latino, apprese i rudimenti della pittura nella bottega di Mattheis Stöberl.

A partire dal 1510 è attivo a Bolzano dove si lega al maestro di latino Benedikt Debs, che gli affida, in una sorta di passaggio di consegne, i testi da lui raccolti e rappresentati nel Duomo relativi alle sacre rappresentazioni.

Vigil Raber ritornò nella nativa Vipiteno nel 1523, in un periodo di stasi della vita teatrale rispetto a quanto espresso nel corso del secolo precedente. La concentrazione e la creatività di Raber si erano indirizzate ai testi di carattere profano, legati al Carnevale, i cosiddetti Fastnachtspiele. Durante gli anni del soggiorno bolzanino ne aveva ricopiati ventuno che portò a Vipiteno, dove ne aggiunse altri cinque. Rimane difficile stabilire la provenienza e attribuire la paternità, mentre è facile immaginare, da parte di Raber, lo stesso interesse e identiche abilità letterarie e teatrali dimostrate nei riguardi del repertorio sacro. Se a Bolzano il genere Fastnachtspiel ravvivò situazioni festive a carattere privato e non rientrò nei progetti ufficiali della città, viceversa nel piccolo centro dell’Alta val d’Isarco assunse una dimensione pari alle Sacre Rappresentazioni e diventò un patrimonio della collettività.

Conviene soffermarsi brevemente sul contenuto letterario di questi testi prima di affrontare le modalità della loro messinscena. Due sono le commedie ispirate a motivi ricavati dalla letteratura medievale tedesca. Das recken Spil (La commedia dei giganti), ricopiata nel 1511, è la drammatizzazione della fiaba Rosengarten (Catinaccio). Molte risultano le concordanze tematiche con Von dem Perner und Wunderer di Albrecht von Keller di Norimberga. Racconta in chiave parodiata la contesa della mano di Crimilde da parte di Sigfrido e di Dietrich von Bern, i quali, dopo aver sconfitto i giganti custodi della dimora della donna, si sfidano in duello. Per la rappresentazione dei 560 versi del testo Raber previde quindici attori. Lo stesso numero di interpreti si ritrova in May und Herbst (Maggio e autunno), in cui il contrasto tra Primavera e Autunno termina con la vittoria del secondo, simbolo della gioia del bere e del mangiare. Il testo, trascritto a Bolzano nel 1512, presenta richiami poetici collegabili alla tradizione lirica del Minnesang.

Nelle commedie di argomento antico gli effetti grotteschi e macabri sviluppano una visione amara e crudele dell’uomo. Rex mortis è una farsa di Carnevale, Ain Vasnacht Spill, ispirata alla Gesta Romanorum. I protagonisti sono due fratelli che, per stabilire l’erede, dovrebbero sfidarsi con l’arco bersagliando la salma del padre. Il pretendente più giovane riesce pacificamente a dimostrare la sua priorità. In coda al testo Raber scrisse l’anno e il luogo della trascrizione, «Anno decimo in Bolczano» (1510), e non tralasciò il nome di chi gli aveva procurato il testo, «Zilvestro Molitore pictor eodem civitas». Si sa che l’artista, più volte menzionato tra i decoratori degli apparati allestiti per il Corpus Domini, fu un personaggio molto considerato nella cerchia degli addetti allo spettacolo. La consegna del testo a Raber dimostra che questi aveva assunto, appena giunto a Bolzano, il compito di gestire il materiale letterario, forse già utilizzato oppure in attesa di essere valutato nei contenuti e nelle possibilità sceniche.

Nel 1511 si occupò di altri due testi: Esopus, in cui si racconta la vita dello scrittore greco in modo fantastico soprattutto nelle situazioni erotiche, e Aristotiles der Hayd (Aristotele il pagano), ispirato ad Ayn Spil vom Mayster Aristoteles di von Keller. Il filosofo greco appare un vecchio in preda a desideri sessuali verso la bella e giovale Pillide, la quale gli combina una serie di spietate beffe fino a costringerlo a fuggire dalla corte di Filippo il Macedone.

I sei Atzspiele (Farse del dottore) sviluppano l’episodio della vendita degli unguenti presente nella Passione tirolese. Il tipo fisso del medico di origine italiana fu ricavato dalla consuetudine secondo la quale i dottori attivi nella contea, almeno a partire dal XIII secolo, provenivano dall’area veneto-lombarda. La trasposizione teatrale di questo personaggio, compresi i trucchi escogitati per le truffe, ricalcò il modello italiano del ciarlatano e del venditore ambulante.

Nel tessuto narrativo di Ipocras (1520) ricorrono i motivi dominanti degli Artzspiele: la conversione del servo Rabin alla causa medica tramite l’intervento del dottore suo padrone, la guarigione di un cieco e la conseguente proclamazione della magia degli unguenti, l’infedeltà della moglie del medico che si concede a Rabin e la furibonda lite a tre che si conclude con le botte rimediate dalla donna.

Doctor Knoflach vom Claus Putzn è diviso in due parti: nella prima il medico è protagonista di una guarigione, nella seconda si trasforma in giudice di una disputa matrimoniale causata dalle denunce di una moglie trascurata dal marito. Il nome di «Claus Putzn» forse indica il proprietario del testo ricopiato nel 1511.

La versione di Der Scheissennd (L’ammalato di diarrea) elaborata nel 1516 si interrompe al verso 410. Racconta la guarigione di un contadino malato di dissenteria da parte di un furbo medico italiano. La fonte può essere riconosciuta in Ein Fastnachtpiel von einem Arts und einem Krancken presente nella raccolta di von Keller. Il tema del risanamento fisico si ritrova anche in Artz Hännimann ricopiato da Raber a Bolzano nel 1520. Protagonista di questo «Vasnacht Spill», che prevede la partecipazione di «Person des Spills 15», è un contadino cui vengono somministrati medicinali piuttosto potenti, che provocano effetti di forte impatto comico.

Ain Zendprecherey del 1519, ossia La rottura del dente della moglie del dottore produce una catena di tensioni fimo alla disputa coniugale poi risolta dopo una zuffa in un’osteria.

Infine Doctors Appotegg, La farmacia del dottore, compilato da Raber nel 1531, è il brano più lungo della raccolta, conta oltre mille versi, e risulta il più recente della serie dedicata alla medicina.

Nella tipizzazione dei personaggi dei Werbespiele (Commedie dei fidanzati), si riconoscono i segni distintivi della società locale, colta nella sua più schietta quotidianità, soprattutto nei riguardi dell’uso del dialetto. Considerato che alla base della rappresentazione stanno il contrasto coniugale e i rapporti erotici letti in chiave di parodia, questo genere di Fastnachtspiel venne spesso recitato durante i pranzi di nozze. Lo schema di base si enuclea dalla richiesta di matrimonio rivolta da una serie di uomini ad una donna piuttosto capricciosa ed esigente, che risolve il problema della scelta del marito sottoponendo i pretendenti a prove di abilità.

In Von den 7 Varben (Dei sette colori) gli spasimanti indossano i costumi di sette colori diversi sperando di aver indovinato quello preferito dalla donna.

In Venus (1511) alla contesa partecipano un cavaliere, soldati e artigiani. La satira bersaglia le maniere goffe dei contadini in contrapposizione alla raffinatezza e all’eleganza di uno scrittore, che risulterà il vincitore. La fonte è il Vastnacht vom Werben umb die Junkfrau raccolto da von Keller. La matrice di Norimberga ritorna in Rex Viole cum filia sua, farsa caratterizzata dall’uso del dialetto della zona di Bolzano. Il componimento, datato 1511, riprende il tema della conquista di una donna, questa volta la figlia del re, da parte di un contadino, un «domicello», un «miles», un «comes» e uno «studens», che la spunterà su tutti.

In Pater cum quator filias (1514) aumenta il numero delle donne desiderose di marito. La figlia maggiore sposerà un cortigiano, la seconda uno studente, alla terza toccherà un commerciante, mentre la quarta dovrà superare le opposizioni del padre, che la considera troppo giovane, prima di potersi accoppiare con un mendicante.

Il gruppo delle Commedie sulla giustizia (Gerichtsspiele) conta dieci esemplari. Il motivo dominante prevede una ragazza sedotta rivendicare per vie legali le promesse di matrimonio non mantenute da parte di un corteggiatore. Sono testi ricchi di situazioni comiche animate da continue tensioni verbali e scambi di insulti fra uomini e donne, che danno spazio a frequenti riferimenti sessuali, contrasti religiosi e rivendicazioni sociali. Indicativo risulta il protagonista di Consistorj Rumpoldi un balordo contadino che manifesta un comportamento ambiguo e contraddittorio verso la giovane Mareth fino a quando l’intervento risolutore dei genitori e delle amiche lo costringono ad accettare il matrimonio. La coppia Rumpold – Mareth presenta identiche soluzioni narrative nel Ludus de Erhaldo de Playttntall (1510), rielaborazione di Hie habt sich an ain Verclagung vor dem Offizial genant das Korgericht di von Keller. In Der verstossen Rumpold (Rumpold rinnegato), datato 1511, il protagonista gironzola intorno ad Adhayt malgrado il secco disappunto degli amici. Tuttavia riesce a colpire il cuore della ragazza, pronta di lì a poco a lamentarsi della mancanza di intenzioni sessuali del giovane consorte. Ne consegue la solita lite, rafforzata dall’intervento di amici ed amiche, che poi si trasforma in vero e proprio scontro fisico.

Temi legati alla giustizia dei sentimenti dominano Juristis (I giuristi), farsa carnevalesca ricopiata a Bolzano nel 1511. Un giovane si presenta davanti ad un tribunale costituito da soli contadini per farsi consigliare se sia meglio sposarsi subito oppure attendere. Alla discussione partecipa la giovane innamorata accompagnata dalla madre. Sette goffi contadini, presunti esperti in diritto, esprimono il loro parere al giudice, il quale sentenzia che il giovane aspetti ancora un anno.

Sconcio si presenta il contenuto di Schaydung ains Eevollk (Processo a un divorzio), trascritto nel 1518. Davanti ad un giudice finisce una coppia, in quanto la moglie denuncia l’inadeguata misura dell’organo sessuale del marito. Due ostetriche, convocate dal tribunale, dimostrano la fondatezza dell’accusa, ma scoprono anche la dilatazione eccessiva della vagina. Ne consegue la logica e prevedibile separazione.

Il motivo dell’infedeltà coniugale vissuta dai contadini si sostanzia nel tessuto narrativo di due commedie del 1511 e dalla lunghezza molto simile, Von den pösen Ee (Il cattivo matrimonio) e Vaschang (Carnevale). Collocato nel mondo rurale è anche Ain unzucht Recht (Un diritto osceno, del 1516), in cui quattro contadini dibattono con un giudice.

In Die zwen Stenndt (I due ceti) l’ambientazione risulta locale. L’azione si svolge nell’osteria di un paese nei pressi di Bressanone. Un giudice e due contadini, intenti a discutere problemi quotidiani, sono improvvisamente interrotti da un pellegrino che raccolta loro ciò che succede fuori dal paese, soprattutto riferisce le controversie religiose provocate dalla dottrina luterana. L’arrivo del parroco, simbolo della corruzione della chiesa romana, scatena il diverbio sedato dall’intervento del giudice e di sua moglie che sposta il discorso sulla sorte del figlio Martino, studente di teologia a Vienna, al quale viene combinato un matrimonio con Caterina. La benedizione del parroco chiude la commedia datata 1535.

A questi venticinque testi della raccolta vipitenese si aggiunge un Niedhartspiel, che Raber ricevette a Merano per mano del fratello. Si tratta del racconto della pesante burla orchestrata da un gruppo di contadini ai danni del crudele cavaliere Niedhart per vendicarsi dei soprusi subiti. Essi ordinano ad un garzone di defecare di nascosto su una violetta che il cavaliere aveva nascosto sotto il cappello per farne dono all’amata duchessa di Babenberg. La donna, sollevato il cappello, inorridisce e fugge indignata. Il cavaliere umiliato, per vendetta, usa violenza contro i contadini e per interessamento delle damigelle riesce ad ottenere il perdono della amata.

La struttura drammaturgica del Fastnachtspiel si presenta permeabile di cambiamenti ed improvvisazioni determinate dalle circostanze proprie del contesto festivo, dalle caratteristiche dello spazio scenico, dalla composizione del pubblico. Dalle indicazioni registiche, estremamente scarne e scarse, non si ricavano con sicurezza il vocabolario dei gesti mimici e il gioco dei movimenti, né l’effetto delle azioni sceniche, che costituirono la leva di un’esibizione tutta impostata sulla forza espressiva dell’attore e la sua capacità di coinvolgere.

La masnada rumorosa di comici irrompe nel luogo della festa, osteria sala del comune o Tanzhaus, si fa largo ad urla e spintoni fino ad interrompere le danze in corso, Immediatamente il precursore assume il ruolo di coordinatore. Prima ordina agli attori e convitati di liberare una zona dell’ambiente da sedie e tavoli, «Stuell und Penckl» (v. 9) si legge in Das recken Spil e «Seckhl und Teschn» (v. 14) in Doctos Knoflach; poi, una volta completato l’assetto dello spazio, passa alla trasformazione dei presenti in pubblico.

La formula linguistica ricorrente consiste nell’invito ad azzittirsi ed accomodarsi per assistere alla rappresentazione. Nell’Ipocras il precursore raccomanda la calma, «ain klaine Weyll rue» (v. 5), lo stesso succede in Rex Viole (v. 5), in Pater cum quatuor filias (v. 26) e in Der verstossen Rumpold (v. 19). La continuità, che segna il trapasso da una situazione di ballo ad un contesto di spettacolo, è data dalla tecnica retorica con la quale il precursore crea una specie di cornice, che poi funge da introduzione, entro la quale colloca gli argomenti dominanti della farsa e gli insegnamenti morali. Altro elemento ricorrente nel Fastnachtspiel è il motivo del ballo con funzioni diversificate nella scansione dei ritmi e nella dinamica dello spettacolo. Talvolta apre le danze un attore, come succede in Venus dove si specificano il tipo di danza, «Der Maruschgatancz», e il numero dei ballerini, la protagonista con i sette corteggiatori. Di regola il ballo è posto in coda, in modo da coinvolgere anche il pubblico al lieto fine della commedia. In Juristis è un protagonista, precisamente un rusticus, che si rivolge ad uno «Spilmann» e lo invita ad animare le danze (vv. 372-374); a questo punto segue l’intervento del precursore che fa un elogio alla gioiosa pazzia del Carnevale. In Der verstossen Rumpold la danza penetra nel tessuto narrativo come superamento delle tensioni tra i personaggi e viene invocato l’intervento di un musico. Di proposito Raber scrisse la disposizione per gli accoppiamenti dei ballerini. Anche in Die zwen Stenndt è un personaggio, Kropf, che coinvolge lo Spillmann affinché scateni il tripudio per festeggiare il matrimonio. Il notaio, protagonista del Ludus de Erholdo, commette invece un errore, in quanto nella scelta della danza finale si orienta verso il repertorio rustico, subito interrotto dal brusco intervento della madre che, rivolgendosi ai trombettieri e flautisti, invoca una danza diversa, probabilmente in stile signorile, durante la quale Rumpold dona a Mareth una corona in segno d’amore. Concluse le danze, il gruppo di attori ringrazia il pubblico per l’attenzione, chiedendo perdono per il linguaggio e i contenuti spesso scurrili, e per ricevere qualche denaro di mancia. In Rex Viole i ventitré interpreti escono di scena ordinati in una sfilata ed esibiscono gli oggetti scenici. Nell’Ordo processionis essi procedono accoppiati o da soli. Il corteo si apre con i «comes et miles», seguiti da due giovani con i gladi, poi il servo del re e il precursore con le verghe; quindi i giovani del re con lo scettro, il servo, la figlia del re con lo studente, la regina con un damigello, due vergini, il contadino. Chiudono il servo con la madre del contadino e la figlia de re.

La misura della diffusione di questi spettacoli profani è dimostrata dall’esistenza di formazioni di attori attive durante il periodo carnevalesco all’interno del proprio contesto urbano o nel territorio. Fu il caso di un attore, tale Caspar Seckler, a capo di una compagnia di comici di successo e prestigio artistico probabilmente superiore a quello riconosciuto agli altri gruppi della zona, visto che ottenne l’invito da parte dei comuni di Merano e di Bolzano di animare le feste in programma nel 1522.

Per quanto riguarda le prime notizie storiche relative ad allestimenti vipitenesi di commedie di argomento profano esse risalgono al 1527. Sebbene allora Raber si fosse stabilmente trasferito nella cittadina da tre anni, la promozione degli spettacoli competeva a Stoffl Schopfer, un personaggio locale della cui attività si sa pochissimo. Pare che fosse un itinerante alla guida di una propria compagnia di attori. Di sicuro fu protagonista di uno spettacolo allestito nella Sala consiliare del municipio («spil auf dem Rathaus») del Carnevale 1527. Nello stesso ambiente si esibì una compagnia di ballerini olandesi che propose una danza («den Perntanz»). Fu inoltre organizzato un corteo carnevalesco («Umgang, in der Vasnacht») animato da «Trumbelager und Pfeiffer» che sfilò per le strade della città. L’anno successivo la compagnia di comici convocata per ravvivare una festa, non necessariamente carnevalesca, provenne dalla vicina Colle Isarco («von Gossnsass»). La sede rimase il municipio. Nel 1533 fu allestito un «Narnspill» (commedia dei folli) affidato all’interpretazione di attori maschili e femminili («herm und frauen»). L’anno successivo segnò il probabile debutto di Raber con il suo gruppo («Virgili Raber, und den Spilleutn»), sempre nella Sala municipale, dove si esibì anche una compagnia di Colle Isarco, forse la stessa del 1528. Nulla si sa del testo interpretato, un generico «Spill». Il termine etichettò anche gli spettacoli degli anni 1535, 1538 e 1539, proposti da anonime compagnie di «Spilleitn» di successo visto che, oltre alla remunerazione in denari, ricevettero una merenda a base di pane e vino. Nel 1543 si esibirono due diversi gruppi: il primo fu protagonista di un «Narren Spill», il secondo fu la compagnia di Raber che propose un Fastnachtspiel intitolato Contadini e Giudei («Bawrn und Juden»). La compagnia di Prato Isarco, forse la stessa del 1528, ritornò a Vipiteno durante il Carnevale del 1544 e del 1549 e si fece interprete di uno «Vasnachtspil». L’anno prima i Libri dei Conti comunali registrarono spese per un costume carnevalesco («Vasnacht Khlaid») richiesto da Raber, utilizzato per due spettacoli in due giorni consecutivi («zway Spill 2 Tag nach ainander»). Lo stesso successe nel 1552 quando fu pagato il maestro della scuola di latino con degli attori, sicuramente i suoi allievi, per aver recitato due volte nello stesso giorno.

La proliferazione di compagnie di comici locali, la circolazione di gruppi itineranti provenienti da fuori, la partecipazione della scuola di latino alle feste cittadine, concorsero a spostare il baricentro del linguaggio e degli spazi teatrali verso la sfera della cultura laica e la sede del potere borghese, il municipio, che assurse a contenitore e promotore dell’intrattenimento. Fu protagonista dell’operazione più importante di metà Cinquecento, quando acquistò nel 1552, tramite la mediazione del borgomastro Jorg Soyer, il materiale teatrale ereditato dalla moglie del defunto Vigil. Non fu la prima volta che i testi diventarono fonte di guadagno per Raber. Nel 1543 il Prevosto della Parrocchiale Andre Püchler gli aveva comperato un libro contenente quattro Passioni («ain Puch, darin die 4 Passion genotiert sein gewesen») e un registro con il testo di una Sacra Rappresentazione pasquale («ain Register, darin das Osterspil gregier ist worden»).

La somma di queste esperienze di spettacolo maturate durante il periodo di attività di Raber, con il suo personale contributo come attento copista e collezionista di testi, attore e animatore di una compagnia propria, concorsero a radicare il genere carnevalesco, alla pari delle Rappresentazioni Sacre, nel tessuto e nel sistema della cittadina, diventando patrimonio condiviso dalla ricca borghesia mercantile e dal ceto artigianale come dimostrano le spese addebitate alla casse municipali, mentre non rimane traccia delle feste tenute nei palazzi per iniziativa dei privati cittadini che verosimilmente non dovettero mancare durante il periodo carnevalesco o in occasioni di matrimoni e battesimi. L’azione di un uomo di spettacolo del calibro di Raber permise a Vipiteno di conquistare una posizione di vertice nella contea tirolese tanto da essere soprannominata, forse con un pizzico di enfasi, la ‘Norimberga Cisalpina’. Il Fastnachspiel non fu un genere esclusivo della cittadina dell’Alta val d’Isarco, conobbe una certa diffusione territoriale, magari in toni inferiori in fatto di creatività e continuità storica, comunque sufficiente per saldarsi in tradizione. Analoghe esperienze si riscontrarono nei centri oltre il valico del Brennero, ad Innsbruck e Hall in Tirol, dove operarono compagnie in possesso di repertori carnevaleschi. Non è dato sapere, allo stato attuale delle nostre conoscenze, come recuperarono i materiali testuali e acquisirono le tecniche espressive, né se tra questi attori dilettanti vi fossero attivati contatti e scambi.

BIBLIOGRAFIA

Si può leggere la versione in italiano delle seguenti commedie di Vigil Raber: Neidhartspiel – Juristis – Die zwen Stenndt, in BADA 1996

Sui Fastnachtspiele:

l’etimologia del termine Fastnachtspiel indica la fusione di Fasten (Quaresima) con Nacht (notte). Il periodo legato al nome di questo tipo di spettacolo popolare è quello del Vastnacht (Carnevale), cioè i giorni precedenti il Mercoledì delle Ceneri, generalmente corrispondente al Martedì Grasso;

vedi in merito MOSER 1986, p. 11.

La raccolta di Raber fu scoperta da Konrad Fischnaler nell’Archivio di Stato di Vipiteno. Il prezioso materiale fu pubblicato da ZINGERLE 1886 con i testi contrassegnati da cifre romane. Successivamente DÖRRER 1951-52 (pp. 236-41) propose la numerazione araba agli Hefte, quaderni o fascicoli contenenti i Fastnachtspiele, e riordinandoli seguendo il criterio cronologico. Vedi lo schema delle due diverse numerazioni in BADA 1996, pp. 45- 46. L’edizione curata da BAUER 1982 segue il sistema per tipologie seguito dagli studiosi moderni dei Fastnachspiele di area tedesca, particolarmente quelli di Norimberga del XV secolo, con i quali i testi vipitenesi condividono modelli strutturali e soluzioni tematiche. Non poche connessioni comiche sono state riscontrate con le commedie popolari di area veneta, particolarmente i mariazi pavani. Della possibile derivazione dei Fastnachspiele vipitenesi da quelli di Norimberga si sono occupati con particolare attenzione, pur lasciando molti problemi aperti, CATHOLY 1976 e SCHUHLADEN 1977. Per l’analisi delle problematiche storiche, con particolare attenzione alla riforma protestante e alle sollevazioni contadine del 1525, si rinvia alla lettura di BAUER 1982 e di STELLA 1983-1984, pp.35 e 59. Tra i molti studi dedicati alle peculiarità drammaturgiche e sceniche, si veda oltre ai predetti, anche MICHAEL 1963, BASTIAN 1989 E SIMON 2003, pp. 162 e segg.

Per un approfondimento dei Gerichtsspiele, si rinvia alle analisi di SCHENNACH 2004 con ricca bibliografia sull’argomento e di SÖLLNER – FÜRST 2004.

BADA F. (1996), Le commedie di Vigil Raber. Dal Tardogotico alla rivoluzione contadina del 1525, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Bolzano

BAUER W. M. (Hg.) (1982), Sterzinger Spiele. Die weltlichen Spiele des sterzinger Spielarchivsnach den Originalhandschriften (1510-1535) von Vigil Raber und nach der Ausgabe Oswald Zingerles (1886), Österreichischer Bundesverlag

BASTIAN H. (1989), Linguaggio comico e triviale: il pubblico e il Fastnachtspiel, in Il teatro medievale, a cura di J. Drumbl, Il Mulino, Bologna, pp. 295-315

CATHOLY E. (1976), Das tiroler Fastnachtspiel plagiat der nürnberger Spiele?, in Tiroler Volksschauspiel. Beitrage zur Theatergeschichte des Alpenraums, hg. von E. Kühebacher, Athesia, Bozen, pp. 70-63

DÖRRER A. (1951-1952), Vigil Rabers Handschriftensammlung in Sterzing, in “Zeitschrift für deutsches Altertum und deutsche Literatur”, LXXXIII, pp. 236-241

MICHAEL F. W. (1963), Frühformen der deutschen Bühne, Selbstverlag der Gesellschaft für Theatergeschichte, Berlin

MOSER, D.-R. (1986), Fastnacht-Fascing-Kareval. Das Fest der Verkehrter Welt, Kaleidoskop, Graz-Wien-Köln

SCHENNACH M.P. (2004), Rechtshistorisches bei Vigil Raber. Darstellung und Funktion des geistlichen und weltlichen Gerichts, in Vigil Raber. Zur 450 Wiederkehr seines Todesjahres, Akten des 4, Symposiums der Sterzinger Osterspiele, 25.-27. März 2002, hg.von M. Gebhardt und M. Siller, Wagner, Innsbruck, pp. 161-192

SCHUHLADEN H. (1977), Vigil Raber und die Tiroler Fastnachtspieltradition, in “Deutsche Vierteljahrsschrift für Literatur, Wissenschaft und Geistesgeschichte”, LI, pp. 396-421

SIMON E. (2003), Die Anfänge des weltlichen deutschen Schauspiel 1370-1530. Untersuchung und Dokumetation, Niemayer, Tübingen

SÖLLNER-FÜRST U. (2004), Mareth contra Rumpold. Eine Wiederaufnahme, in Vigil Raber. Zur 450 Wiederkehr seines Todesjahres, Akten des 4, Symposiums der Sterzinger Osterspiele, 25.-27. März 2002, hg. von M. Gebhardt und M. Siller, Wagner, Innsbruck, pp. 235-252

STELLA A. (1983-1984), Cultura umanistica e riforma religiosa nei Passionsspiele e Festnachtspiele di Vigilio Raber, in “Atti e Memorie dell’Accademia Patavina di lettere, scienze e arti”, XCVI, pp. 101-113

ZINGERLE O. (Hg.) (1886), Sterzinger Spiele, nach Auzeichnungen des Vigil Raber, Wiener Neudrucke, Wien