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il sublime rovesciato: comico umorismo e affini

Copertina Numero 14

 aprile 2017

Segnalazioni

Teresa Präauer

Oh Schimmi – Recensione

Teresa Präauer, Oh Schimmi, Wallstein Verlag, Göttingen 2016

Schimmi, verschwinde. Bevor du dich zum Affen machst.

Oh Schimmi, il più recente romanzo di Teresa Präauer, è stato presentato alla Fiera del Libro di Francoforte. Teresa Präauer, nata nel 1979, è una scrittrice e pittrice austriaca. Tra Berlino, Salisburgo e Vienna studia germanistica e arte. Il suo successo lo deve innanzitutto al romanzo d’esordio del 2012, Für den Herrscher aus Übersee, con il quale vince il premio aspekte-Literaturpreis per il miglior romanzo debuttante in lingua tedesca. Nell’autunno 2014 segue il secondo romanzo, Johnny und Jean, premiato con il Droste-Literaturförderpreis. Dall’anno seguente la scrittrice inizia a insegnare al Peter-Szondi-Institut della FU di Berlino e nel 2017 al Grinnell College in America. Teresa Präauer scrive regolarmente, per riviste e giornali, di teatro, arte, letteratura, moda e pop. (Cfr. http://www.wallstein-verlag.de/autoren/teresa-praeauer.html. Ultimo accesso: 14.2.2017, ore: 12:04.)

Una premessa linguistica, per comprendere il romanzo, è importante: l’espressione tedesca sich zum Affen machen, farsi scimmia, significa rendersi ridicolo. Oh Schimmi è proprio la storia di un uomo che si innamora di una donna e si rende ridicolo, quindi “si fa scimmia”. Letteralmente: entra in un negozio di costumi e si veste da scimmia: «Als Schimmi gehe ich in den Kostümverleih. “Grüß Gott, ich möcht mich für die Ninni zum Affen machen”, sage ich zum Kostümverleiher, der mich ansieht, man sagt dazu ungläubig» (p. 180).

Non è un romanzo per bigotti o moralisti, non è un romanzo per quelle persone che vogliono capire tutte le parole; molte sono inventate, altre sono eco di altre parole esistenti, altre ancora sono crasi di parole straniere. Non è un libro per gente seriosa; Oh Schimmi è un romanzo che si rivolge a chi sa divertirsi, giocare e sperimentare con le immagini e con la lingua. È per coloro che accettano la provocazione e l’irritazione.

Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è proprio la concretizzazione di espressioni idiomatiche; un esempio, già accennato, è proprio quello di sich zum Affen machen. Un altro modo di dire che compare nel romanzo è dem/seinem Affen Zucker geben che significa parlare sempre dello stesso tema, cedere ai propri capricci e debolezze. L’espressione idiomatica viene presa alla lettera e concretizzata nella scena in cui Schimmi, che respinge l’ossessione per la frutta e il fruttosio della madre, cerca lo zucchero in cucina. Il fruttosio gli ha bruciato la lingua, sulla quale ora c’è un buco. Schimmi prende una scala e sale. Trova, sotto, le barrette ai cereali, ma più sale più zucchero trova, le barrette non sono più ai cereali, ma ricoperte di cioccolato fondente e bianco, più in alto ci sono le barrette senza frutta, poi quelle con i nomi dei pianeti:

«Marsplanet, in meinen Mund, Schnickerplaneten, ich werd dich schlucken!», juchzt der Schimmi. Weiter oben leuchten Gelatine und Tortenglasur in Tuben, silberne Perlen aus Zucker, bunter Streusel. Mir rinnt der Schpeichel im Mund zusammen, und ein glitzernder Tropfen davon fällt hinunter über mein Kinn aufs T-Shirt. «Gib dem Affen Zucker», johle ich, «gib dem Affen Zucker!» (p. 68)

Ne segue una lista di caramelle, orsetti gommosi, delfini blu, rane verdi, funghi bianco-blu-rosso, liquirizia nera che saltano nelle sue fauci bagnate.

Un altro esempio si riferisce invece all’espressione Äpfel und Birnen vergleichen, confrontare le mele con le pere, ovvero due termini di paragone che non sono paragonabili: «In den oberen Schubladen die Äpfel und die Birnen, die niemals nicht miteinander verglichen werden dürfen, dann die Bananen, die Kiwis, darunter der Fenchel und die Tomaten» (p. 66).

In tutti questi casi le espressioni idiomatiche vengono prese alla lettera e da qui scaturisce l’ironia o lo straniamento.

Non mancano, nel romanzo, battute, giochi di parole (per esempio «Es riecht nach Marder. Es riecht, mörderisch!, nach Marder», p. 35; «”Ah, Ninni”, sagen die Leute. “Von Ninette?” “Nein”, sage ich. “Von Nee-Nee”. Wie kommen die Leute nur auf einen Namen wie Ninette? Ist Ihnen das Näherliegende denn so fremd? “Wie nett”, sagen sie alle, während mich philosophische Fragen quälen”, p. 187), né allusioni sessuali («Oral? Selbstverständlich oral. Wie sollen meine Eltern denn sonst ihr Frühstück zu sich nehmen?», p. 81). Anche la simbologia del fiore – che è oggetto di ironia anche nel romanzo precedente, Johnny und Jean, di un fiore rosa dai petali bianchi che si tingono di rosso verso l’interno – ha un evidente richiamo erotico: «sexualistisch, nein, ich sage es lyrisch, ich sage es flötend» (p. 55).

Accanto ai riferimenti letterari e musicali compaiono richiami alla cultura pop e al pugilato (per esempio i riferimenti a Muhammad Ali: «Ich hab mit einem Alligato gerungen und einen Wal gewürgt, ich hab dem Blitz Handschellen angelegt und den Donner eingesperrt» (p. 197). Vengono proposte parole storpiate ed esasperate a tal punto da essere nuove e spesso irriconoscibili (“Inschtinkt”, p. 35), ma anche riferimenti a marche, altrettanto modificate (per esempio “Viktoria’s Sigrid”, p. 164; “Jungle L’elephant von Kinzi”, p. 76; e “Vanilli Blahnik” o “Lubutin”, p. 79). A tutto questo si aggiungono riflessioni metatestuali, per esempio all’interno del testo il testo stesso viene definito una sorta di piccolo testo teatrale, in cui un dato personaggio ricopre solamente un ruolo secondario (cfr.p. 175); oppure: «Sagte ich: Affenmonolog? Genauer: Monolog eines enttäuschten Affen. Gibt es denn noch einen Trick? Vielleicht einen Dialog?!» (p. 195), ma anche: «Man hat in diesem kleinen Stück hier natürlich auf die Sexstellen gewartet. Und sie werden kommen. Ich verspreche mir viel davon» (p. 198).

Teresa Präauer racconta che da bambina era affascinata dal nome della marca di un dentifricio: quo vadis. Non ne comprendeva il senso, ma ne era profondamente attratta, proprio perché sconosciuto. Lasciatevi affascinare dalle parole che non conoscete, sono più belle di quelle che conoscete, che avete sporcato e abbellito con le vostre associazioni ed esperienze, lasciatevi trasportare in un mondo altro, lasciate che il pelo della scimmia vi cresca sulle gambe, metamorfizzatevi in Schimmi e siate ridicoli.